la UE, il riarmo e la pace di Trump, con Lorenzo Maria Pacini, docente di filosofia politica e geopolitica Università di Belluno.
Il turbolento incontro tra Zelensky e Trump
Dopo l’incontro/scontro tra Trump e Zelensky allo studio ovale della Casa Bianca, per trovare una via di pace, gli eventi hanno subito un’accelerazione, Usa e UE, dopo aver condiviso la stessa politica, sembrano avere preso due direzioni opposte.
Trump ha annunciato lo stop all’invio di armi all’Ucraina, ha vietato alla Gran Bretagna di condividere informazioni di intelligence USA con Kiev, ha annunciato il ritiro di 35.000 soldati dalla Germania e ha iniziato un processo di riavvicinamento a Putin e alla Russia.
Questo ha portato alle scuse di Zelensky che si è detto disposto a collaborare con Trump per la pace, anche se è corso subito a rifugiarsi tra i guerrafondai della UE.
800 miliardi per il riarmo UE
Dal canto loro i leader europei si sono riuniti a Londra, domenica 2 marzo per discutere di piani congiunti per la difesa e la sicurezza del Vecchio Continente, ne è seguito l’annuncio della Von Der Leyen che, oltre a confermare l’appoggio incondizionato a Kiev, ha lanciato un progetto da 800 miliardi per il riarmo della UE, rilanciando anche la costituzione di un esercito europeo. Una UE democraticissima, tanto che la Von Der Leyen vorrebbe saltare il parlamento europeo per questioni di urgenza ed emergenza.
Macron vaneggia di uno scudo atomico francese e insieme a Starmer vorrebbe inviare le truppe in Ucraina, piccata la replica di Lavrov: “Le parole sul nucleare sono una minaccia per la Russia”, aggiungendo: “Negli ultimi 500 anni tutte le tragedie del mondo hanno avuto origine in Europa o si sono verificate a causa delle politiche europee”. Mentre l’ambasciatore russo in Italia ha dichiarato che Francia e Gran Bretagna hanno già soldati in Ucraina. In ogni caso per la Russia l’arrivo di truppe europee in Ucraina verrebbe visto come una dichiarazione di guerra, mentre accetterebbe truppe di pace di paesi come la Cina.

Inquietanti scenari sul futuro della UE
Il futuro lascia presagire scenari inquietanti, con la UE che vorrebbe spendere 800 miliardi, che non ha, per riconvertire le fabbriche alla produzione di armamenti, questo a discapito del già precario benessere dei cittadini della UE, che vedrebbero ulteriori tagli a settori già allo stremo come il sociale, le pensioni, la sanità.
Senza contare che questo porterebbe ad una grave crisi economica e ad un ulteriore aumento dei costi dell’energia, già oggi insostenibili per molte famiglie.
Inoltre, considerando che la “democraticissima UE”, è complice dell’annullamento delle elezioni in Romania, del successivo arresto di Călin Georgescu e della sua definitiva esclusione dalle elezioni, l’esercito europeo rappresenterebbe un grave pericolo. Oggi infatti il popolo romeno, che è sceso in piazza al fianco di Georgescu con forti proteste, viene contenuto dalle forze di polizia romene, mentre domani, se la UE ravvisasse un pericolo democratico, ovviamente a suo insindacabile giudizio, potrebbe far intervenire direttamente l’esercito europeo.
È un’Europa che si avvita su sé stessa, completamente distaccata dalla realtà e dai bisogni dei suoi cittadini, che ci impone una falsa ideologia green, con la grande bugia che la CO2 sarebbe responsabile dell’aumento delle temperature. Produciamo troppa CO2 e la colpa non è del traffico aereo, navale o delle fabbriche, la colpa è dei cittadini che quindi devono comprare auto elettriche, nonostante non possano permettersele.
Nello stesso tempo però la UE invia armi in Ucraina che producono montagne di CO2 e oggi, dopo aver fatto fallire il mercato dell’auto, vorrebbe riconvertirlo per produrre armamenti, ovvero per produrre CO2 e armi che producono CO2.
Nuovi scenari geopolitici
Tornando agli USA, per la prima volta Londra si stacca e promuove politiche opposte, su questo e altri aspetti c’è molto da riflettere in chiave geopolitica, come per esempio il fatto che la Cina si sia ritirata dai porti sul canale di Panama vendendoli agli americani di Black Rock.
Infine mentre Trump sta cercando di avere un ritorno economico dalla guerra in Ucraina, con l’accordo sulle terre rare, la UE si impegna a spendere altre montane di soldi per alimentare una guerra persa in partenza, forse perché più distruzione c’è, maggiori saranno i costi per la ricostruzione, forse è a questo ritorno economico che guarda oggi la UE o forse è semplicemente il non voler ammettere il suo totale fallimento. Forse non c’è nulla di buono in questa UE e l’ostinazione in certe politiche potrebbe portare alla sua disgregazione, cosa che, forse, non sarebbe presa poi così male dai suoi cittadini.
Matteo Demicheli
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