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Attacco “democratico” al giornalismo

Manca poco più di una settimana alla conclusione della campagna elettorale, ma quello che è mancato, ed è davvero preoccupante, è la non democrazia nello spazio di comunicazione riservato a tutti i partiti e movimenti.

La realtà alla quale abbiamo e stiamo assistendo è la parzialità di spazi nei media mainstream che propinano solo i partiti di sistema, una modalità che di democratico non ha più nulla e probabilmente anche secondo le norme che lo regalano.

Vediamo sempre e solo i sondaggi gonfiati o sgonfiati a seconda dell’occorrenza, e chissà che poi non arrivi la sorpresa, come è successo in Norvegia pochi giorni fa.

Volutamente si è “ghetizzato” il dissenso antisistema per favorire quell’unica verità che ormai vediamo racchiusa in un mono pensiero sbandierato dagli stessi partiti e dai propri leader, tutti uniti, dritti e allineati.

È un gravissimo attacco alla libertà d’informazione pluralista alla quale viene tolta la trasparenza della conoscenza generale, per favorire un indottrinamento ripetitivo gradito al “sistema”.

Forse è il riflesso del tempo in cui ci troviamo catapultati con la massa “imbevuta” di slogan vuoti, trascinata anche da influencer assoldati per l’occasione, che sempre più la “influenzano” con quel mono pensiero.

Se poi si chiamano Chiara Ferragni la regina Top del Top delle sue colleghe finchè fa moda vada bene, ma quando poi vuole affermarsi come eccellenza politica, forse sarebbe meglio ci pensasse un po’.

Ha tutto il sacrosanto diritto di pensarla come vuole e di sostenere chi vuole, ma in un suo post affermare che, il possibile avvento della destra al governo sia “una carneficina” ci permetterà, la nuova politologa de noantri, sembra davvero eccessivo.

Forse l’intento era quello di instillare quel maleficio del dubbio, creando una sottile sfiducia piegata a necessità differenti, cercando di distruggere un altro valore fondamentale, la credibilità.

È una metodologia che sta tentando di applicare in tutti i modi, per un cambio di rotta molto preoccupante e significativo del sintomo che, la democrazia e il giornalismo, sono sotto attacco “democratico”.

Una censura dettata anche dalle società editoriali per conformarsi ed allinearsi a ciò che la politica dei tecnocrati non vuole, o meglio dire, impone.

Questa intromissione e pressione statale ostacola il lavoro del giornalista che, come è stato nella polarizzazione dell’informazione della pandemia, ora assistiamo alla polarizzazione dell’informazione politica, che ha limitato il dibattito ai partiti del “dissenso” o meglio detti antisistema, favorendo tutti gli altri.

Oggi se non sei “allineato” sei subito emarginato, anche in rete dagli algoritmi preposti che bloccano il tuo pensiero e la tua informazione, tacciandoti di essere un diffusore di fake news.

Non aver ospitato le opinioni della minoranza, ma anzi molto spesso averle stigmatizzate, non può essere degno di un paese che si definisce democratico e civile.

Ma se la massa crede che: “Ci salverà il petto di pollo cotto in lavastoviglie” Cit. Chef Teutonico, allora si questo Paese non ha più speranze e nemmeno futuro.

Ma vogliamo essere ottimisti e aggrapparci alla speranza che, gli italiani, vogliano riprendere il controllo di questo Paese con il voto del 25 settembre.

Manca una settimana, poi lo scopriremo.

Andrea Caldart

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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