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Home Attualità Italia “Franciscvs”: la lapide di Bergoglio SENZA SIGLA PONTIFICIA. Il confronto con le tombe dei veri papi

“Franciscvs”: la lapide di Bergoglio SENZA SIGLA PONTIFICIA. Il confronto con le tombe dei veri papi

Il 21 aprile 2025, giorno della morte dell’antipapa Francesco, è stato pubblicato anche il suo testamento, che, a quanto pare, era già pronto dal 29 giugno 2022. Nel testamento, Bergoglio chiede che la sua tomba sia preparata in Santa Maria Maggiore tra la cappella Paolina (dove si trova la sua amata icona della Salus Populi Romani) e la cappella Sforza. Curiosamente, da quanto riportano i media mainstream, in una delle note sta scritto: “il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione Franciscus”.

Deduciamo, dunque, che non ci sarà nessuna sigla e nessun simbolo della sua dignità papale. Peccato che i papi del passato non si siano fatti seppellire proprio in questo modo, anzi: ognuna delle loro tombe reca segni o diciture inequivocabili della loro carica. Tra l’altro, Bergoglio nel 2016 aveva espresso il desiderio di essere sepolto proprio lì, in quel loculo che nel 2020 Papa Benedetto ha reclamato per sé e che di fatto ha occupato dopo la sua morte.  

Ma le lapidi degli ultimi successori (legittimi) di San Pietro recano i segni evidenti della loro dignità papale? Vediamone alcune. Ad esempio, la tomba di Benedetto XVI, pur molto semplice, sulla lapide reca Benedictus XVI con la sigla PP., che vuol dire “papa”. Anche quella di Giovanni Paolo II presenta la sigla PP., così come quella del predecessore Giovanni Paolo I, il cui pontificato fu tra i più brevi della storia. Lo stesso vale per la tomba di Paolo VI, sulla cui lapide si legge chiaramente PP., e di Giovanni XXIII.  Andando ancora più indietro, vediamo chiaramente che anche sulla tomba di Pio XII c’è PP; invece, quella di Pio XI reca la scritta Pont Max, ossia Pontifex Maximus, sul cui significato non serve soffermarsi. La stessa dicitura si trova sul sepolcro di Benedetto XV, mentre sulla lapide di Pio X c’è scritto Papa, così come in quella di Pio IX. La tomba di Gregorio XVI invece reca il titolo abbreviato Pont Max.

Come in tutte le cose in questa vicenda, c’è sempre quell’eccezione, quell’angolino d’ombra che fa buon gioco ai negatori: “Ma Leone XIII che si trova fra Pio X e Pio IX? Sulla sua tomba Leone XIII non mette nessuna sigla!”. D’accordo. Ma se si osserva bene la tomba di Leone XIII, sembra che sia un filino… eloquente. Un po’, per così dire, esplicativa, circa la dignità pontificia del suo proprietario. No? Sul sarcofago c’è la sua statua trionfante, col triregno, in atteggiamento benedicente, insomma: si capisce che si tratta della tomba di un Papa. Lasciamo che i negatori dicano che “papa” Francesco ha fatto come Leone XIII, scegliendo di mettere solo il nome e di non mettere la sigla, magari in nome di qualche solita istanza pauperistica. Va bene così, anzi va benissimo. Non c’è nessun problema. Ora siamo quasi alla resa dei conti, manca veramente poco: entro 20 giorni tutti i nodi verranno al pettine. 

Tutto dipende dal prossimo conclave, se sarà un conclave pre-2013 con soli cardinali aventi diritto, e dunque nominati da Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. Da quanto risulta, sono rimasti 28 cardinali elettori, un numero più che sufficiente per eleggere un vero Papa con il Munus Petrino, che possa riportare l’ordine nella Chiesa. Se, invece, parteciperanno anche i falsi cardinali nominati da Bergoglio e voteranno anche loro, sarà eletto un altro antipapa e la giostra continuerà a girare: come continueremo a ripetere finché tutta questa storia non sarà risolta, il neoeletto sarà un altro antipapa, non avrà il Munus Petrino, non avrà l’infallibilità papale e non potrà contare sull’assistenza dello Spirito Santo, che, in ottica di fede, sono assicurati al successore legittimo di San Pietro.

Andrea Cionci

Foto copertina: in testata abbiamo prodotto un’elaborazione grafica di come potrebbe essere la scritta

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