Ottanta anni esatti dalla fine della seconda guerra mondiale e come ogni anno si festeggerà il 25 aprile con il solito strascico di polemiche tra una parte politica e l’altra con in mezzo la stragrande maggioranza degli Italiani che ne hanno le scatole piene di queste contrapposizioni tra fascisti e anti fascisti e assurgendo, tale ricorrenza, come uno spartiacque assai divisivo nella società Italiana che per un verso o per un altro non ha fatto i conti con un passato che sta diventando remoto.
È un cavallo di battaglia della sinistra per riaffermare un principio che ritiene attuale con il governo Meloni, considerato super fascista se non altro per le radici da cui è sorta la Meloni stessa e dimenticando che a sinistra hanno le radici con Togliatti che lasciò morire in Russia gli antifascisti colà rifugiati perché non omologati al pensiero di Togliatti stesso.
Ora personalmente sono sempre stato considerato fascista solo perché’ non sono mai stato comunista e quindi dalla parte del torto a prescindere nonostante la mia matrice sostanzialmente democristiana.
Tra l’altro a bene vedere, avendo 62 anni, il fascismo non può storicamente appartenermi al contrario di tanti ragazzetti che sono iscritti all’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, che credono ancora nelle lotte partigiane e sfociando nel folclore politico se non altro perché, se fossero state staffette partigiane, anziché recarsi in bici sui luoghi di guerriglia, ci sarebbero arrivati con la Mercedes di papà.
Inutile nasconderlo, come non si può nascondere che l’antifascismo rimane l’unico collante della sinistra che non ha altro da esprimere a livello di programma politico e avendo abbandonato le grandi battaglie per l’occupazione e il salario in considerazione che chi vota a sinistra non sono più gli operai e i braccianti (che stanno votando a destra) ma l’upper class che gli operai e gli africani li vedono dall’alto dei loro attici ai Parioli di Roma.
Di converso a destra, ci sono varie anime della stessa che va da quella esoterica a quella cattolica oltranzista a quella squadrista e tutti sotto l’unica bandiera della neurodestra che ammanta i più perché credono nella favola che la Meloni sia di destra quando invece è atlantista ed europeista diventando tutto un ossimoro.
In questo contesto quasi infantile di entrambi le parti, risulta impossibile fare una profonda analisi storica senza pregiudizi in un senso o nell’altro di ciò che fu il fascismo, provandoci Renzo De Felice e per questo massacrato.
Il 25 aprile, quindi, è una data che fa il paio con l’8 settembre 1943, data dell’Armistizio, in cui da una parte molti ritengono che sia la data dell’inizio di un riscatto degli Italiani e – di converso- per chi ancorato ad un’idea di onore , come data di un tradimento culminato con la sconfitta di quest’ultimi che si celebra, appunto, il 25 aprile per la gioia dei primi.
Per quanto mi riguarda se fascismo significa e significava la difesa dei sacri confini della Patria e quindi il principio di autodeterminazione del popolo Italiano, al di là dell’evento terribile delle leggi razziali e il patto d’acciaio con la Germania nazista con conseguente guerra mondiale al fianco di essa, se fossi stato fascista all’epoca avrei preso a fucilate i tedeschi a prescindere perché stavano occupando il sacro suolo italiano ed erano perfino alleati dato che il senso dell’onore, per me, è la difesa degli Italiani e della mia Patria da chiunque.
Sul punto faccio mia la affermazione di Winston Churchill secondo il quale i tedeschi si dovrebbero bombardare ogni venti anni a prescindere e sul punto non aveva tutti i torti.
Ma – riavvolgendo il nastro del discorso che ci interessa- si deve prendere atto che purtroppo in Italia siamo ancora al tempo dei Guelfi e Ghibellini su ogni cosa e questo si riverbera sulla mancata attuazione del bene comune o della polis (πόλις in greco antico), come diceva Aristotele che risulta un profeta inascoltato, con il risultato che la nostra classe dirigente politica è lo specchio della carenza di questa lungimiranza di programmazione a lungo periodo per il benessere dei cittadini.
Ne consegue che il senso dello Stato in capo al singolo cittadino fa acqua da tutte le parti ma per colpa dello Stato stesso che emana leggi di difficile comprensione se non di attuazione laddove sembra quasi che tutto sfoci in un programma ben orchestrato che comporti che lo Stato stesso sia considerato il nemico da cui difendersi per i suoi attacchi alla libertà individuali e con un controllo di polizia tributaria.
E se il fascismo significa, nel nostro immaginario collettivo, prevaricazione sull’altro, risulta che al momento attuale c’è un fascismo latente e silenzioso da parte di tutti – nessuno escluso – perché si sostanzia in una presa di posizione in cui si cerca di azzittire con parole maldestre l’avversario politico che non la pensi come te con il risultato che il 25 aprile è una festa inutile.
Aveva ragione quindi Enio Flaiano quando ebbe a dire che i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti.
Vivesse oggi si sbellicherebbe dalle risate.
Angelo Jacopetti
In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it