Carrello della spesa sempre più vuoto. Intanto L’Europa: dagli EUROBOND agli EUROBOMB
I dati Istat di recente comunicati ufficialmente con i rituali bollettini sfornati dall’Istituto nazionale di statistica del Paese, come sempre provocano differenti commenti.
Certo l’uomo della strada, che sente il commento degli esponenti governativi, crede di vivere nel paese di Bengodi, dove tutto va bene, grazie al mirabolante super lavoro di chi governa le sorti italiche.
A sentire invece l’altra campana: le opposizioni sembra di vivere in un paese sull’orlo di irreversibile crisi economica, sociale e di sistema.
Ci sarà una via di mezzo? Forse è il caso di citare le sapienti parole di Confucio, famoso filosofo cinese: “Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione, quindi, è eccellente.” Quindi grande e solito caos, ma il fatto favorevole è che la gente, i cittadini comuni si rendano conto finalmente della reale situazione del Paese. Semplicemente vivendola.
Ecco i dati diffusi dall’Istat. Nel 2024 rispetto al 2023 è aumentata la pressione fiscale (42.6% contro 41.6%). È aumentato il debito pubblico (135,3% versus 134,6%). La crescita del PIL è stata dello 0.7% e non dell’1%. Come preventivato molto ottimisticamente dalle stime governative.
In sintesi: il carovita morde sempre di più le già esigue risorse a disposizione degli italiani, che in Europa hanno gli stipendi più bassi di tutti gli altri paesi. Il costo delle bollette, considerata l’economia di guerra che viviamo, nostro malgrado, ha fatto schizzare molto in alto il costo delle bollette energetiche. Il costo delle medicine è lievitato ancora più in alto dall’inizio dell’anno. Un po’ di dati tra quelli diffusi dal report dell’Istat chiarisce ancor di più la situazione.
Nel mese di gennaio 2025, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,6% rispetto a dicembre 2024 e dell’1,5% rispetto a gennaio 2024. L’accelerazione tendenziale è prevalentemente dovuta all’aumento dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +12,7% a +27,5%).
Altra favola raccontata dalla propaganda governativa è quella della diminuzione della pressione fiscale. A smentirla è stato proprio il report Istat che invece ci dice che: Nel 2024 la pressione fiscale è cresciuta di oltre un punto percentuale al 42,6%. Lo rileva l’Istat diffondendo il dato su Pil e indebitamento. Nel 2023 la pressione del fisco era pari al 41,4%. Le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono cresciute del 3,7% rispetto all’anno precedente. L’incidenza sul Pil è stata pari al 47,1 %. Le entrate correnti hanno registrato un aumento del 5,7%, attestandosi al 46,8 % del Pil. In particolare, le imposte dirette sono cresciute del 6,6%, principalmente per l’aumento dell’Irpef e dell’Ires. In aumento sono risultate anche le sostitutive sugli interessi e sui redditi da capitale e le ritenute sugli utili distribuiti dalle società. Le imposte indirette hanno registrato una crescita anch’essa marcata (+6,1%), con aumenti significativi dell’Iva, dell’Irap e delle imposte sull’energia e oneri generali del sistema elettrico e gas, queste ultime ritornate sui livelli precedenti la crisi energetica per il ripristino completo degli oneri generali del sistema energetico. Quindi non per niente bene.
In più il Codacons fa sapere che le famiglie italiane proprio perché non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, tagliano i consumi, che registrano una marcata flessione in alcuni comparti chiave. Insomma, il famoso potere d’acquisto dei consumatori sta scemando giorno dopo giorno. D’altra parte, per crederci, bisogna farsi un giro nei mercati per verificare che beni di prima necessità: pane, latte, frutta ortaggi, si attestano su prezzi in continua crescita. Non abbiamo parlato di carne e pesce, giusto per non cadere nella depressione. Questo è quanto.
Ma come sempre al peggio non c’è mai fine. La domanda parte spontanea: cosa succederà quando partiranno i dazi sui prodotti italiani da parte della America di Trump, che al di là di benevole battute non pare proprio intenzionato ad esonerare l’Italia dalla tagliola dei dazi in ingresso, che rischiano di deprimere ancor di più la già asfittica situazione economica del Bel Paese.
In più gli italiani che per una tac o ecografia devono aspettare i tempi lunghi delle liste d’attesa, di una sanità pubblica sempre più in affanno, che fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, assistono come per magia, ad una previsione di spesa di 800 miliari di euro da un’Europa che resta sempre di più distante dai popoli e sempre invece ben allineata con i mercanti e i mercati.
Una spesa a debito che i 27 paesi della Unione dovranno fronteggiare per riarmarsi. Armi, missili, munizioni, strumenti di morte, per frenare una presunta minaccia esistenziale da parte della Russia. Chi pensava e sperava ad EUROBOND per finanziare lo sviluppo, la coesione ed il benessere dei cittadini dell’Unione, deve invece sorbirsi gli EUROBOMB, che ingrasseranno, come sempre, i mercanti di morte. Il tutto gentilmente offerto dalla Presidente von der Leyen, Costa e affini.
Qualche “scossetta” proveniente dalle tombe dei padri fondatori della Europa sempre di avvertirla, segnale che si stanno rivoltando nella tomba.
Una situazione geopolitica che sta terremotando i vecchi equilibri internazionali, che sorprende un’Europa debole, divisa e in preda ad un delirio bellicista che fa tremare i polsi ai cittadini.
Forse è proprio il caso di citare una celebre frase di Antonio Gramsci che sembra ben attagliarsi alla situazione: “Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri”.
Giuseppe Storti