La profanazione dell’altare di San Pietro: un messaggio ai “fratelli”?
Quando i giornali mainstream ripetono all’unisono certi dettagli (soprattutto se insignificanti) è praticamente automatico che dietro ci sia la velina dall’Oltretevere antipapaL-massonica.
L’8 febbraio, pressoché tutte le testate ripetevano a reti unificate il mantra: “un uomo sale sull’altare di San Pietro e danneggia 6 candelabri del valore di 30.000 euro”. Poi hanno cambiato qualche titolo perché il messaggio era troppo platealmente univoco.
Ora, prima cosa disdicevole da notare, il fatto che nessuno di questi giornali abbia menzionato il Crocifisso di bronzo dorato – il quale sempre occupa il posto centrale fra i candelabri – e che per forza deve essere stato gettato anch’esso in terra (il video diffuso è sapientemente tagliato, quando il vandalo è già “a metà dell’opera”).
A parte questo, abbiamo imparato come le massonerie internazionali comunichino fra loro anche con titoli di giornali e gesti simbolici che – si illudono – dovrebbero capire solo loro.
Due settimane fa, il marchiano riferimento di Bergoglio alle lenticchie e al sogno di Giacobbe ripreso visibilmente nel mosaico del gesuita abusatore Marko Rupnik, durante la telefonata ai fedeli di Gaza. Per i dettagli qui. https://www.youtube.com/watch?v=NUiahtBChT4&t=494s
Anche stavolta l’episodio del “matto” ben difficilmente potrebbe essere casuale: non è la prima volta che accade. Il 1° giugno 2023, un altro individuo si era denudato completamente ed era salito sull’altare esibendo una scritta dipinta sulla schiena pro-Ucraina.
In un mondo normale, la sicurezza avrebbe dovuto imparare la lezione, ma questo non pare essere avvenuto. Ciò che è rivelatorio, tuttavia, è la particolare modalità del risalto mediatico fornito all’episodio. Il dettaglio numerico sui 6 candelabri rovesciati dall’altare e gettati in terra, da 30.000 euro, ci ha dato modo di approfondire qualcosa di interessante.
Secondo il cerimoniale liturgico, sull’altare ci può essere un numero variabile di candele: 2, 4, 6 o 7. Sette candelieri sono previsti quando a celebrare è il vescovo nella propria diocesi.

Il messale e il cerimoniale dei vescovi impongono quest’uso in quanto ispirato al libro dell’Apocalisse: “… vidi sette candelabri d’oro e in mezzo ai candelabri c’era uno simile a figlio di uomo… nella destra teneva sette stelle…” etc.
Infatti, durante le messe di papa Benedetto XVI, come in quelle dei precedenti veri papi, figuravano sette candelabri.

L’uso è facoltativo, quindi in passato, a volte si è dato il caso di messe di veri papi con sei candele, ma se si può approssimare per difetto non lo si può fare per eccesso: ovvero, se non sei il vescovo di sicuro non puoi avere sette candele.

Un caso, una distrazione, semplice incompetenza dei cerimonieri? Niente affatto: nulla è per caso, soprattutto con gli apparati liturgici che hanno rigorosa e sacra valenza simbolica.
Da fine novembre 2021, qualcuno nella Chiesa istituzionale deve aver verificato che Bergoglio non era il vescovo di Roma e quindi lo ha privato da allora, senza eccezioni, del diritto ai sette candelieri.
E se Bergoglio non è il vescovo di Roma, automaticamente non è il papa.

Sarà stato un caso che, proprio in quel periodo, il Santo Padre Benedetto XVI avesse grandemente onorato lo scrivente inviandogli, tramite Mons. Gaenswein, una cortese lettera di risposta a una richiesta d’intervista?
Una volta tolto il settimo candelabro, dal 17 aprile 2022, invece, a Bergoglio non è stato più nemmeno permesso di celebrare la messa: che qualcuno glielo abbia impedito è dimostrato dal fatto che il mainstream si affanna continuamente per tentare di darci a bere che “papa Francesco ha celebrato la messa”, ma il pubblico ha capito che quando lo vede col piviale, quel mantello liturgico aperto sul davanti, antipapa Francesco con certezza non celebra, né concelebra. A poco valgono i suoi tentativi di far vedere che “comunque fa qualcosa” durante la consacrazione: relegato in una poltrona lontano dall’altare prova a imporre le mani, ma non potrebbe affatto se non concelebra. Inoltre, se fosse vera la scusa del ginocchio, potrebbe celebrare seduto, come faceva Giovanni Paolo II. Quindi non può.
Così, apprendiamo che i sei candelabri sono un segno evidente del fatto che Bergoglio non viene più riconosciuto papa dalla Chiesa, e da un bel pezzo. https://www.youtube.com/watch?v=pK0TZyfRmQY&t=523s Se non altro da una Chiesa istituzionale, per la quale non è altro che un vescovo vestito di bianco e forse anche illecitamente ordinato, per saltum, dato che non si riesce a trovare il suo certificato di diaconato e che la sospensione dal ministero è la sanzione canonica che si irroga in questi casi.
Perché, allora, i cardinali che hanno il pieno potere – e dovere – di intervenire a norma dell’art. 3 della Universi Dominici Gregis, ancora non hanno trovato il coraggio di dichiarare il “vere papa mortuus est”, cioè che il 31 dicembre 2022 è morto il vero papa Benedetto XVI? Evidentemente, mentre la Chiesa istituzionale ha fatto delle verifiche e ha tolto automaticamente a Bergoglio tutta una serie di insegne, titoli e onori, il ceto cardinalizio oppone resistenze: paura, complicità, ricatti, timore dello scandalo, malinteso senso di prudenza, incomprensione canonica? Non lo sappiamo.
Ma ci sono altri due dettagli da rilevare nell’episodio dell’altar maggiore, come quel presunto valore di 30.000 euro dei sei candelabri, così massicciamente sottolineato dai giornaloni. Che importa la cifra precisa? E poi, c’era forse un perito antiquario a sottolinearne il valore?
30 tuttavia, sono i denari, i 30 sicli d’argento ricevuti da Giuda per tradire Gesù. Fondamentale capire la fine che fecero queste infami monete, come spiega il Vangelo di Matteo:
“3 Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e agli anziani 4 dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!». 5 Ed egli, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. 6 Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: «Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue». 7 E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. 8 Perciò quel campo fu denominato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. 9 Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d’argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, 10 e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore” (Mt 27, 3-10).
Con la profanazione dell’8 febbraio, qualcuno di molto potente ha, di fatto, “gettato nel tempio 30-30.000 denari”. I candelabri sono stati infatti fisicamente gettati giù sul pavimento.
Notevole anche come il presunto “disabile mentale” abbia pure tolto la tovaglia bianca dall’altare: come a dire: “mi stanno per strappare la veste bianca?”.
Lascia basiti che il presunto squilibrato sia stato consegnato alle autorità italiane e poi subito rilasciato.
https://www.romatoday.it/cronaca/danneggia-candelabri-san-pietro.html
Scusate: ma se il matto è riuscito a salire sull’altare più sacro di tutta la cristianità, non credete che ci possa essere il pericolo che possa commettere qualche altro gesto del genere? Magari anche a danno del patrimonio italiano? Nemmeno un ricovero in una clinica, per prudenza?
E i sacerdoti del tempio cosa ci fecero con quei 30 denari, il prezzo di uno schiavo? Dato che erano soldi sporchi di sangue, non poterono trattenerli per il tesoro del tempio e ci comprarono il campo del vasaio, nel quale venivano sepolti gli stranieri.
Attenzione, perché Bergoglio in un certo senso è uno straniero in Vaticano, non solo per motivi canonici e confessionali, ma anche solo per il fatto di avere documenti argentini. Abbiamo già messo in guardia i lettori da possibili dimissioni in Argentina, che gli consentirebbero di non essere estradato per fare fronte alle sue responsabilità.
Comunque, sembra proprio che Bergoglio sia arrivato al capolinea e stia per gettare la spugna. Da due domeniche non legge l’omelia, accampando varie scuse. Davvero non può per i borborigmi dello stomaco, o per la bronchite, oppure ancora una volta la Chiesa istituzionale glielo ha impedito?
Andrea Cionci
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