C’era una volta il cittadino pensante, critico, dotato di libero arbitrio, capace di discernere tra propaganda e realtà. Oggi, al suo posto, si impone un modello standardizzato, una figura docile e prevedibile, una creatura forgiata dal potere per il potere.
Il cittadino modello, così come lo vogliono le élite, non è un individuo, ma un prodotto confezionato su misura. Se è maschio, è necessario che sia effeminato, che perda ogni tratto di virilità che possa evocare resistenza o indipendenza. Se è femmina, deve invece incarnare una virilità aggressiva, rifiutare ogni forma di femminilità naturale, perché l’ideologia impone che tutto si rovesci. Un’umanità capovolta, senza radici e senza certezze, è più facile da governare.
Deve poi essere vegetariano, anzi, insettivoro. Mangia carne, ma solo se coltivata in laboratorio. L’umanità del futuro si nutrirà di farine di grillo e proteine sintetiche, perché così ha stabilito la tecnocrazia europea. E guai a chi osa dissentire: è un nemico del pianeta, un retrogrado, un negazionista climatico.
Pacifista, sì, ma con riserva. Perché se il potere decide che è il momento di riarmarsi, il cittadino modello deve essere pronto ad accettare, anzi ad applaudire. Pagare per le armi che alimentano guerre lontane diventa un dovere morale. Non serve coerenza, solo obbedienza. Allo stesso modo, deve indignarsi per le guerre decise dai nemici ufficiali, ma esaltare l’esportazione della democrazia a suon di bombe, se le bombe sono nostre.
Non usa il contante. Il contante è sospetto, è l’ultimo baluardo di autonomia economica, e dunque va eliminato. Il cittadino modello paga solo con strumenti tracciabili, accetta con entusiasmo il controllo totale delle proprie finanze, convinto – perché così gli hanno detto – che sia l’unico modo per combattere l’evasione. E chi dissente? Mafioso, evasore, populista.
Guida l’auto elettrica, anche se è più costosa e meno efficiente. Poco importa che l’estrazione del litio per le batterie distrugga l’ambiente e sfrutti popolazioni indigenti. Il cittadino modello non si pone domande, perché la narrazione ufficiale ha stabilito che l’elettrico è il futuro.
Non perde un vaccino. Il suo corpo non gli appartiene, è proprietà del sistema sanitario e farmaceutico. Ogni nuova dose è un atto di fede nel progresso, ogni esitazione è sintomo di eresia. La scienza è diventata religione, e come tale non ammette dubbi né dibattiti.
Legge la Repubblica, crede in Ursula, nel Papa, nella necessità di spalancare le porte all’Islam sotto l’egida di un multiculturalismo infantile e strumentale. Non vede le contraddizioni, non coglie le manipolazioni. Accoglie, accoglie sempre, perché accogliere è la parola magica che dissolve ogni critica.
Rinnega ogni identità. Non esiste cultura, non esiste patria, non esistono confini, non esistono differenze. Tutto è fluido, tutto è mescolabile, tutto è annullabile. Tranne, ovviamente, le identità imposte dal potere, quelle che servono a dividere e a controllare.
Combatte i fascisti in assenza di fascismo, combatte il patriarcato in assenza di patriarchi. È un soldato senza nemici reali, ma pronto a scagliarsi con ferocia contro i mulini a vento indicati dall’ideologia dominante. Crede nell’inclusione, ma solo in apparenza: la sua tolleranza si trasforma in violenza al primo dissenso. Inneggia alla pace arcobalenica, ma spacca le vetrine per affermare i suoi dogmi.
Infine, attende con orgoglio il malore improvviso che verrà. Perché il cittadino modello non vive, si lascia vivere. Il suo destino non è deciso da lui, ma dai signori del mondo. E quando cadrà, senza un perché, senza una risposta, il sistema avrà già pronta la sua prossima versione aggiornata, ancora più docile, ancora più obbediente, ancora più perfetta per il mondo che verrà.
Andrea Caldart