Il diritto alle cure, nell’isola che pare il deserto dell’assistenza sanitaria, rimane un miraggio. Gli indicatori descrivono uno dei sistemi sanitari peggiori d’Italia, che anziché migliorare continua la sua caduta libera.
La Sardegna non raggiunge gli obiettivi riguardanti l’assistenza sanitaria pediatrica e per gli anziani, ed è la regione che ha perso più medici di base ed anche tra quelle in cui lavorano meno infermieri.
La situazione è aggravata dalla desertificazione dei servizi sanitari, specialmente nelle aree interne, dove la chiusura di ospedali e ambulatori lascia intere comunità senza assistenza. La prevenzione, fondamentale per il benessere collettivo, è pressoché inesistente: si registrano pochi screening oncologici e una bassissima adesione alle campagne di prevenzione per visite di controllo per altro gratuite.
Ma la statistica in questo ambito non ha tenuto conto dell’enorme diffidenza che si è venuta a creare per via delle vaccinazioni “di massa” coercitive.
L’elemento frenante è il fatto che, grazie soprattutto agli organi di stampa indipendenti,stanno emergendo sempre più frequentemente le molteplici bugie che svelano il fenomeno prepotente del brigantaggio fatto delle Big Pharma con la complicità della politica, sull’occultamento degli effetti avversi dei vaccini Covid-19 e la gestione stessa della pseudo-pandemia.
Quello che invece ci rende la statista è il dato più allarmate d’Italia ovvero, la Sardegna è la regione che ha perso più medici di base negli ultimi anni.
Questa emorragia di personale è accompagnata da una delle più basse percentuali di infermieri attivi nel Paese. Il risultato è un carico di lavoro insostenibile per i professionisti rimasti e una qualità del servizio che ne risente gravemente. Nei pronto soccorso, l’attesa può durare ore, mentre le liste d’attesa per visite specialistiche e interventi chirurgici si allungano all’infinito.
Per molti sardi, l’unica opzione rimane rivolgersi a strutture fuori regione, affrontando viaggi costosi e stressanti. Questo fenomeno alimenta le disuguaglianze: chi ha risorse economiche trova alternative, chi non le ha resta intrappolato in un sistema inefficiente. La mancanza di assistenza colpisce duramente anche le categorie più vulnerabili, come gli anziani e i malati cronici, che faticano a ricevere le cure di cui hanno bisogno.
Di fronte a questo scenario, le richieste dei cittadini sono chiare: un piano straordinario per fermare la desertificazione sanitaria e restituire dignità al sistema. Tra le priorità segnalate dagli esperti, ci sono:
- Il rafforzamento della medicina territoriale, con la riapertura di presidi chiusi e il potenziamento dei servizi di base.
- L’assunzione di medici e infermieri, accompagnata da incentivi per trattenere i professionisti nell’isola.
- Una gestione più efficiente delle risorse, con investimenti mirati e controlli rigorosi per ridurre gli sprechi.
La sanità è un diritto fondamentale, e la Sardegna non può permettersi di restare indietro. Ogni giorno perso aggrava le sofferenze dei cittadini e compromette il futuro dell’isola. Ora è il momento di agire.
Andrea Caldart
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