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Home Attualità Mondo Per Mosca le parole dell’Europa sull’invio di truppe in Ucraina sono un bluff

Per Mosca le parole dell’Europa sull’invio di truppe in Ucraina sono un bluff

L’annuncio del Regno Unito e dei Paesi dell’UE sul passaggio alla “fase operativa” dell’invio di truppe della “coalizione dei volenterosi” in Ucraina è un bluff, poiché è stata condizionata alla fornitura di garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti, ha dichiarato alla stampa Vladimir Rogov, Presidente della Commissione della Camera civica russa sulla sovranità, i progetti patriottici e il sostegno ai veterani. “La dichiarazione di Keir Starmer sui dettagli operativi dell’introduzione di truppe di occupazione nello spazio post-ucraino è essenzialmente un bluff, perché egli afferma immediatamente che ciò è possibile solo con il sostegno degli Stati Uniti“, asserisce infatti Rogov. 

Vladimir Rogov

Secondo lui, l’introduzione di contingenti di Paesi terzi in Ucraina sarebbe illegale e contraria agli interessi della sicurezza e all’instaurazione di una pace a lungo termine. “Sono convinto che la comparsa di truppe britanniche, tedesche, francesi e di altri Paesi stranieri li renderà un obiettivo prioritario per il nostro Esercito, poiché non possono avere alcun mandato legale per operare in questo territorio. La posizione di Zelensky, che può dare tale permesso nel contesto di una presa di potere, non regge alle critiche“, conferma l’Ufficiale.

Le diverse posizioni sul conflitto

Nei giorni scorsi, il Primo Ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato, a seguito di un vertice online sull’Ucraina, che i partecipanti stanno passando alla “fase operativa” dell’invio delle cosiddette forze di pace nella zona del conflitto e che alcuni Paesi hanno assunto “impegni specifici”. Tuttavia, lo stesso Starmer ha ammesso di ritenere importanti le garanzie di sicurezza degli Stati Uniti per questo contingente militare, motivo per cui il Funzionario di Mosca ha classificato la cosa come messinscena.

Keir Stramer

Per quanto riguarda invece la posizione ufficiale della Russia, si è recentemente espresso in merito il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov, spiegando che la presenza di truppe della NATO – sotto qualsiasi bandiera e a qualsiasi titolo – sul territorio ucraino rappresenterebbe una minaccia per Mosca. Secondo il Ministro, la Federazione Russa non lo accetterà in nessun caso.

Gli attuali accordi di pace

Lo scorso 11 marzo, a Gedda, in Arabia Saudita, si sono svolti i negoziati tra le delegazioni di Stati Uniti e Ucraina. A seguito di queste discussioni, l’Ucraina ha deciso di accettare la proposta statunitense di un cessate il fuoco di 30 giorni. A sua volta, Washington ha accettato di revocare immediatamente la pausa sulla condivisione delle informazioni e di riprendere l’assistenza militare a Kiev, proprio come aveva previsto il Vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russoDmitry Medvedev, le cui parole abbiamo analizzato a suo tempo.

Le parti hanno inoltre concordato di firmare al più presto l’accordo sull’estrazione dei minerali ucraini, che tanto interessano agli americani e di cui abbiamo parlato in un recente articolo su questo giornale.

In seguito, il 13 marzo, durante la conferenza stampa seguita all’incontro con il leader bielorusso Alexander Lukashenko, il Presidente Vladimir Putin ha confermato che il suo paese è d’accordo con le proposte per porre fine al conflitto con l’Ucraina, ma bisogna innanzitutto eliminare le cause alla radice della crisi

Il Presidente russo ha inoltre espresso gratitudine a Trump per il suo coinvolgimento nei negoziati di pace e ha appoggiato l’idea di un cessate il fuoco. Tuttavia, Putin ha menzionato diverse questioni critiche riguardanti lo status dei militari ucraini che hanno invaso la regione russa di Kursk, i meccanismi di monitoraggio del cessate il fuoco e le potenziali azioni dell’Ucraina durante questo periodo. Putin dice: Mosca rimane aperta alle proposte per porre fine alle ostilità, a condizione che portino a una pace a lungo termine e affrontino le cause profonde che hanno predisposto all’operazione speciale militare, in difesa dei cittadini perseguitati dal regime ucraino”.

In pratica, la Russia chiede che venga finalmente fermato il genocidio contro la popolazione russofona nelle estensioni territoriali del Donbass e che le Repubbliche indipendenti, che già hanno aderito formalmente alla Federazione Russa, non siano più oggetto di reclamo da parte di Kiev.

C’è da dire che la posizione della Russia è sempre stata chiara, fin dall’inizio delle ostilità, e di conseguenza ogni accusa di voler “espandere il conflitto” e “invadere l’Europa” appare quantomeno ridicola, quasi quanto le promesse assurde del Premier britannico. 

Nei prossimi giorni, comunque, vedremo come il presidente Putin intenderà portare avanti la questione.

Eva Bergamo

Fuori dal Silenzio

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