Bene Comune vs Bene Pubblico: Nel linguaggio politico contemporaneo i concetti di bene comune e di bene pubblico sono considerati sinonimi ed interscambiabili. In realtà, essi assumono significati molto diversi.
Il bene pubblico è il bene della “persona civitatis”, o meglio il bene privato di quell’ente, lo Stato moderno, che nasce dal contratto sociale.
In quanto tale non ha alcunché di comune, semmai è un bene esclusivo di cui l’ordinamento giuridico statale puó disporre con assoluta libertà a seconda della contingenza politica del momento, o meglio a seconda dell’ordine politico convenzionale che viene instaurato di volta in volta dalle maggioranze.
Come ha sostenuto magistralmente il prof. Danilo Castellano, la coincidenza bene pubblico vs bene comune giustifica la “ragion di Stato ed i suoi metodi”, finendo per divenire premessa del totalitarismo anche quando assume vesti democratiche.
Viceversa, il bene comune è il bene proprio di ogni uomo in quanto uomo, cioè è legato alla sua natura ed al suo fine e, in ragione di questo, è comune alla intera comunità politica (Aristotele).
Ora la natura ed il fine dell’uomo non dipendono dalla volontà e, dunque, da opzioni variabili di volta in volta. Essi sono inscritti nella essenza dell’ente uomo, ciò che lo rende quello che è e non un altro ente, e non sono oggetto né di mandato, né di rappresentanza politica. Come tali, allora, sono incompatibili sia con la pretesa neutralità dello “spazio pubblico”, sia con il pluralismo relativistico.
Purtroppo, la “follia dell’Occidente”, della quale sono imbevute le democrazie procedurali e le diverse formazioni politiche (di centro/destra come di centro/sinistra), risiede proprio nel far coincidere il bene comune con il bene modularmente imposto da chi detiene il potere e si arroga la prerogativa di crearlo al pari di Dio.
Prof. Daniele Trabucco – Costituzionalista
In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it
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