Il 17 febbraio scorso è entrato definitamente in funzione il DSA Digital Service ACT, il quale dietro la giustificazione della guerra ai Big Digital made USA, nasconde la sua vera essenza, ovvero il controllo sul dissenso pubblico e libero, soprattutto nell’online.
La UE con il DSA ha l’obiettivo di silenziare quel “complottismo” che scorre nelle venature di chi non si allinea alla forma mentis transumanista voluta da quei filantropi di Davos, imponendo invece un diritto di parola “concesso”.
Una disinfestazione del diritto di libero pensiero per diventare i padroni della parola contro quei giornalisti e giornali che con spirito critico, diventano antisistema con l’obiettivo di cancellarli.
Frantumare il concetto di libero arbitrio per ridurre al silenzio o meglio nel silenzio imposto con la forza di legge, chi ad esempio non si adegua alle previsioni meteo degli ecogretini o peggio ancora, chi si batte per i propri diritti, vedi ad esempio i Queer, che lottano forse, contro chi li vorrebbe “purificare”.
La conquista della libertà di parola e di pensiero critico sono la base fondante per uno Stato democratico, ma oggi questa conquista è in grave pericolo.
Dobbiamo difendere la libertà di parola perché debba essere assoluta, consentendo a ogni individuo di esprimere qualsiasi opinione senza restrizioni, perché la UE con il DSA, ritiene invece che ci debbano essere limiti a questa libertà, specialmente quando il legittimo dubbio, ad esempio, sulle proprietà “salvifiche” del “vaccini”, possa danneggiare la reputazione di BigPharma.
Per questo con il DSA l’Europa ha relegato alle primarie piattaforme online di stabilire le proprie politiche di moderazione, per regolare il contenuto in base ai loro standard e valori, ma di quali standard e valori davvero parliamo? Non certo quelli del legittimo contradditorio.
Una tendenza autoritaria la scelta di attuare il DSA che mira a limitare diritti fondamentali, con la quale si vuole legittimare decisioni che minano i principi democratici, la diversità di opinioni e il libero scambio di idee.
Prepariamoci ad azioni che possono assumere varie forme, tra cui leggi restrittive sulla libertà di stampa, censura online, intimidazioni contro giornalisti e oppositori politici, nonché limitazioni ai diritti di associazione e di riunione.
E sono già pronte anche le giustificazioni per queste restrizioni, in nome della sicurezza nazionale, della stabilità politica o della protezione dell’ordine pubblico, esattamente quello che è successo con lockdown, distanziamento sociale, green pass, in una parola prepariamoci al controllo sociale del popolo.
In una società democratica, la libertà di parola è fondamentale per consentire il dibattito aperto, la partecipazione politica e il progresso sociale. Limitare questa libertà può portare a un’erosione della democrazia stessa e alla creazione di uno spazio in cui le idee non possono essere discusse liberamente e dove i diritti delle persone non sono rispettati.
L’Europa della Von der Leyen con questo strumento di censura vuole proteggere la falsa informazione e disinformazione da quella che ritiene informazione “concessa”, ma tutti ricordiamo gli omissis degli Sms tra la signora Ursula e il signor Bourla sui contratti tra Ue e Pfizer e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, anche di quelli che non le vogliono vedere.
Andrea Caldart