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La libertà di un popolo vive anche nelle sue radici

C’è una verità semplice, ma spesso dimenticata, che attraversa la storia dei popoli: non esiste libertà senza radici.

Senza memoria, senza identità, senza legami autentici, una società diventa fragile, sradicata, facilmente manipolabile. È per questo che tradizioni come la Pasqua e la Pasquetta non sono solo appuntamenti folkloristici o occasioni per un pranzo in compagnia. Sono molto di più. Sono riti collettivi che tengono viva l’anima di un popolo.

In un mondo che corre troppo in fretta, dove tutto si consuma perfino i sentimenti, dove le feste rischiano di diventare solo date sul calendario o occasioni da social, la Pasqua resta un rifugio. Un tempo speciale, capace di fermare il rumore e restituirci all’essenziale.

Per i cristiani è la celebrazione della resurrezione di Gesù Cristo dopo la crocifissione, simbolo della rinascita e del rifiorire della vita. È il risveglio della natura e della rinascita interiore.

Pasqua è quel momento raro in cui ci si guarda negli occhi davvero, ci si ritrova intorno a un tavolo, si ascoltano le storie dei nonni, si sente il profumo dei piatti di famiglia. È la festa che ci ricorda che nessuno basta a sé stesso, che abbiamo bisogno degli altri, e che i legami contano.

Ed è questo, in fondo, il miracolo più semplice e potente della Pasqua: farci riscoprire il valore di stare insieme. Farci sentire parte di qualcosa che viene da lontano e che continua grazie a noi.

Anche la Pasquetta, con la sua leggerezza, ha un senso profondo. Non è solo una gita fuori porta. È un rito antico, tutto italiano, che celebra la bellezza delle cose semplici: una tavolata all’aria aperta, una risata con gli amici, il calore di chi c’è sempre. È un gesto di libertà e di appartenenza insieme.

Perché custodire questi momenti non è nostalgia. È proteggere ciò che ci rende umani. È difendere le nostre radici più vere: la famiglia, i legami, il tempo condiviso.

Perché tutto passa in fretta, ma certi ricordi – quelli vissuti insieme – restano per sempre.

Ed è proprio nella famiglia che queste tradizioni trovano la loro casa naturale. Perché la famiglia non è solo un modello sociale o un fatto privato: è la prima comunità libera che ogni persona incontra nella vita.

Oggi, in una società individualista che spesso esalta l’io e riduce tutto a diritti sganciati da ogni dovere, la famiglia rimane uno dei pochi luoghi dove si impara la responsabilità, la solidarietà, l’appartenenza. Valori che nessuna piattaforma digitale potrà mai sostituire.

Difendere la famiglia, allora, non è nostalgia. È una scelta di futuro è il presidio di libertà contro la “società liquida”.

Pasqua e Pasquetta, vissute nella loro autenticità, ci ricordano che libertà non significa essere soli, sradicati, indistinti. Significa poter scegliere chi essere, a partire da ciò che siamo sempre stati.

Una società senza tradizioni è come un albero senza radici: all’apparenza può vivere, ma basta il primo vento forte per spezzarlo.

Chi difende le tradizioni, chi custodisce la memoria, chi tramanda le feste, i riti, i momenti condivisi non sta guardando al passato. Sta costruendo la libertà di domani.

Perché non esiste identità senza memoria. Non esiste libertà senza comunità. E non esiste futuro senza famiglia creata da un papà e una mamma.

In fondo, lo sapevano bene i nostri nonni: Pasqua e Pasquetta non erano solo giorni di festa. Erano giorni per ricordarsi, tutti insieme, chi siamo.

E forse, in tempi fragili come i nostri, è proprio da qui che dobbiamo ripartire.

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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