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Home Attualità Cinzia Franchini: “L’antimafia non ha colore politico. Chi ha isolato Catia Silva ha sbagliato”

Cinzia Franchini: “L’antimafia non ha colore politico. Chi ha isolato Catia Silva ha sbagliato”

“Ha subito minacce mafiose e tentativi di violenza privata per aver denunciato, per prima, il radicamento della ‘ndrangheta a Brescello, nel Comune in cui vive e per il quale si è spesa anche da consigliere comunale.

Ha avuto il coraggio di alzare la voce in un contesto dove tutti sussurravano e spesso, sapendo, facevano finta di nulla.

Ieri per Catia Silvia è arrivato un nuovo riconoscimento giudiziario (dopo la condanna nel 2020 di Salvatore Grande Aracri e Alfonso Diletto), con la sentenza della Cassazione che conferma le condanne con l’aggravante del metodo mafioso per coloro che 13 anni fa la minacciarono, Girolamo Rondinelli e Salvatore Frijo.

Eppure, questa donna, piccola di statura e grande nel coraggio, paga una macchia imperdonabile: non essere legata al mondo di sinistra che da sempre governa in Emilia”.

A parlare è la presidente di Ruote Libere, l’associazione che raggruppa imprenditori dell’autotrasporto, Cinzia Franchini.

“Il caso di Catia Silva credo sia emblematico di un modo distorto di intendere l’antimafia – continua Cinzia Franchini -. In Emilia, terra da sempre governata dal centrosinistra, chi è dichiaratamente di centrodestra non può essere preso ad esempio della lotta alla criminalità organizzata, nonostante sentenze passate in giudicato e dati di fatto inconfutabili.

Catia Silvia è di centrodestra e per questo, nel territorio emiliano, la sua figura viene marginalizzata, a volte addirittura derisa o isolata, come ha certificato l’Associazione Antimafie e Antiusura Dioghenes.

Altrove, in Calabria, Catia viene premiata e le viene dato il dovuto riconoscimento per il suo coraggio, a Reggio Emilia invece è mal tollerata ed evitata mentre, parallelamente, restano intatti e inscalfibili i totem della antimafia schierata e ‘rassicurante’ per il sistema di potere.

Tutto questo non credo restituisca un buon servizio alla lotta al cancro mafioso. Il coraggio della denuncia al radicamento della ‘ndrangheta, della mafia e della camorra in Emilia non può essere misurato col metro della appartenenza a una parte politica.

L’antimafia non è una religione divisiva ma deve essere un movimento trasversale che unisce tutti coloro che decidono, coi propri mezzi e carismi, di non voltarsi da un’altra parte. L’appartenenza politica non conforme alla maggioranza, che in modo inscalfibile guida le istituzioni da 70 anni, non può essere un motivo di marginalizzazione, come non può esserlo il criticare dall’interno le associazioni e gli apparati del potere locale o il denunciare i limiti di un certo modo di intendere l’antimafia istituzionale.

Catia Silva non ha mai voltato lo sguardo e come lei, tanti altri. Chi lo fa non può e non deve essere marginalizzato: farlo significa darla vinta proprio alle organizzazioni criminali che vivono e prosperano sul silenzio e sulla paura”.

Redazione

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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