Oggi prendiamo di mira la locomotiva d’Europa, Quella Germania del “Diesel Gate”, dei debiti non pagati e dei bilanci truccati con le perdite imboscate.
Se la scorsa settimana abbiamo acceso una lampadina sulla Francia, in questa seconda ottava di settembre le cronache ci danno occasione di tornare a parlare della “solida” Germania.
Tanto solida e onesta da lasciare parlare e sparlare la “portinaia del condominio Europa” su tutto e tutti privilegiando ovviamente l’Italia, soprattutto quella di Berlusconi, magari in accoppiata con Sarkozy e il sostegno interno della sinistra italiana.
Tanto solida e onesta da taroccare le centraline delle auto per rendere le loro vetture altamente efficienti dal punto di vista ambientale.
Un taroccamento, che entrerà nella storia del 2015 con il nome di “Diesel Gate“, svelato dagli americani senza i quali oggi saremmo ancora disposti a inalare i gas di scarico delle auto teutoniche come aerosol emollienti del catarro.
A questo poi seguì un ulteriore scandalo, andato nel dimenticatoio, che ha visto le principali compagnie automobilistiche tedesche, Bmw, Daimler e Volkswagen , essere accusate di avere realizzato test di inalazione di gas di scarico sulle scimmie ma anche su umani. Secondo il rapporto dell’EUGT 25 soggetti sani sarebbero stati sottoposti a test di inalazione di biossido di azoto con diverse concentrazioni.
E i risultati non mostrerebbero alcun effetto riscontrabile sulle persone sottoposte al test.
Il caso è stato sollevato dal New York Times. Bmw e Daimler hanno preso le distanze dal metodo «del tutto insensato». Volkswagen ha chiesto scusa, definendo «un errore» quei test.
Ma taroccare sembra uno sport ben consolidato in Germania. L’ultimo caso venuto a galla è di pochi giorni fa quando la stessa Corte dei Conti tedesca ha accusato l’esecutivo, guidato da Olaf Scholz, di malagestio del fondo speciale per le Forze armate e di quello per la lotta ai cambiamenti climatici.
Secondo la Corte dei Conti tedesca, infatti, il deficit del Paese nel 2024 ammonterà a 85,7 miliardi, ben superiore a quello previsto dal Ministero delle Finanze, che ammonta invece a 16,6 miliardi. Ma non è solo questo infatti occorre aggiungere anche i 212 miliardi destinati alla lotta ai cambiamenti climatici e la riconversione energetica.
Il “camouflage” dei conti tedeschi ha una storia molto antica, nota ma sopportata dai partner senza alcuna ragionevole giustificazione.
Sarebbero ben 5 i metodi utilizzati nel passato recente per nascondere le inefficienze del bilancio federale tedesco secondo una ricerca de l’Inkiesta.it dell’agosto 2015 che riassumiamo:
Primo metodo. La differenza tra CDP e KFW
La Kfw Kreditanstalt für Wiederaufbau, la Banca per la ricostruzione (post-bellica) equiparabile alla nostra cassa depositi e prestiti, è pubblica ma i suoi debiti, per la contabilità tedesca, non sono debito pubblico. La Cdp raccoglie ogni anni circa 320 miliardi di euro, la Kfw circa 500 e li reinveste concedendo prestiti a tassi irrisori alle piccole e medie imprese e controllando ingenti quote del capitale di colossi come Deutsche Post e Deutsche Telekom. C’è solo una differenza, i 300 miliardi di debito contratto dalla Cdp coperto da garanzia statale entrava nel conteggio del debito pubblico italiano. I 500 miliardi di euro della Kfw invece no.
Secondo metodo il pareggio di bilancio
Il pareggio di bilancio a tre velocità. la Germania è uno Stato federale, formato da sedici lander, ognuno dei quali con la propria contabilità, il proprio bilancio, la propria capacità di raccolta fiscale e piena facoltà di indebitarsi.
Per i Comuni tedeschi, il pareggio di bilancio non è obbligo di legge e alcuni dei quali sono assolutamente sovraindebitati. Per analogia, i nostri comuni invece sono stati costretti a veri e propri salti mortali e ingessati nei servizi alla cittadinanza.
Terzo metodo. Le banche dello Stato.
In Germania, quasi la metà del sistema bancario è in mano al pubblico
L’effetto complessivo, al netto della crisi di queste banche regionali, è quello di un sistema del credito che gioca in stretta sinergia con gli obiettivi di finanza pubblica del governo centrale.
Quarto metodo. La Bundesbank raccatta titoli.
Se c’è un’asta di Bund e parte dei titoli non viene comprata sul mercato primario – quello in cui ogni Stato colloca in prima battuta i propri titoli di debito, con accesso riservato a grandi fondi e banche internazionali – la banca centrale tedesca se li compra (o, meglio, li «congela») e li ricolloca successivamente sul mercato secondario. In questo modo, evita che i tassi si alzino e che i Bund perdano valore.
Quinto metodo: Potere
La regola: nessun Paese europeo può avere un «rosso» commerciale di più del 3% e un surplus di più del 6%. Quale Paese ha violato questa regola? No, non è la Grecia, e nemmeno l’Italia. È lo stesso Paese che finanzia le piccole imprese con denaro pubblico raccolto da una banca pubblica che tuttavia non è debito pubblico.
È lo stesso Paese che impone il pareggio di bilancio senza se e senza ma agli altri Paesi europei, ma non ai suoi comuni. È lo stesso Paese che punta il dito sugli aiuti di Stato altrui, ma possiede quasi la metà del proprio sistema bancario.
È lo stesso Paese che viola apertamente l’articolo 101 del trattato di Maastricht.
Tutti gli altri, invece, sono i Paesi che non dicono nulla e che non hanno nemmeno la forza di chiedere e strappare in sede Ue regole contabili comuni, una vera unione bancaria, anche solo banalmente il rispetto delle regole. Loro saranno pure più furbi che bravi, quindi, ma noi ce li meritiamo, i tedeschi.
Un potere che la Germania ha ben sfruttato collocando ai vertici della Unione Europea i suoi leader, ultima delle quali è la presidente della Commissione Europea, la vera cabina di comando dell’intera Europa, quella Ursula Von Der Leyen, che ancora deve rispondere dei suoi rapporti con Albert Bourla, l’AD di Pfizer.
Lamberto Colla – Direttore