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Economia, il popolo delle piccole e medie imprese

Un popolo di commercianti ha fatto diventare, per quasi mille anni, la Repubblica di Venezia la nazione più ricca e “democratica” del mondo.

Un popolo di piccoli imprenditori, composto dal 95% delle imprese, ha portato l’Italia al quarto posto dell’economia mondiale.

Diversamente dai grossi gruppi industriali e finanziari i piccoli imprenditori “restituiscono” alla Nazione, in termini di lavoro e di benessere, gran parte della ricchezza frutto del loro lavoro. A differenza di quella accumulata da poche persone, la ricchezza diffusa favorisce il diritto universale di uguaglianza.

Le “misure” della politica

Un grosso imprenditore con centomila dipendenti è un sol “soggetto” con il quale i politici preferiscono fare “affari”, mentre centomila piccoli imprenditori, anche con pochi dipendenti e rispettive famiglie, costituiscono milioni di teste libere e pensanti, insostituibile baluardo della libertà e della democrazia.

Il surriscaldamento del pianeta è favorito dall’eccessiva produzione di beni, in gran parte inutili, realizzata da imprese sempre più strutturate gestite da manager retribuiti in base agli utili e ai giganteschi fatturati.

Attualmente l’Italia è “succube” delle differenze di reddito a sostanziale parità di lavoro e di rischio, fisico o economico, unici fattori meritevoli di essere retribuiti perché fonte di “intelligenza” e “dono” da mettere al “servizio” della nazione (art. 98 Costituzione).

Occorre un cambio di rotta

Per salvare il paese è necessario favorire il lavoro in proprio e la piccola impresa, tassando di più chi, come i gruppi monopolistici, rischia di meno e viceversa.

A costo zero, pertanto, per l’Erario. Fermo restando la difesa dei redditi minimi.

Il “rischio” è facilmente calcolabile in ogni più piccola parte del paese (federalismo fiscale) in base alle “uscite” dalle rispettive categorie di lavoratori e imprese per motivi come il licenziamento, il fallimento, le dimissioni, le cessazioni, diversi da quelli “naturali”.

La ricchezza della nazione, al netto delle imposte così determinate, verrà in questo modo distribuita a cura degli stessi cittadini senza il condizionamento dei politici e della stampa al servizio dei grossi gruppi. Sarebbe una vera democrazia diretta della politica economica.

Luciano Dissegna

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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