Un’Europa in netto calo su tutti i fronti, ma che si ostina ciecamente a seguire la strada senza ritorno di danni irreparabili, senza dimenticare che la politica, è anche uno specchio delle società che rappresenta.
Non vi è dubbio sulla diminuzione dell’importanza geopolitica dell’Europa, tra cui il più evidente è il cambiamento nella distribuzione del suo peso nel “potere globale”, per non parlare delle crisi economiche perpetrata nel sostegno delle sanzioni contro la Russia, che al contrario si è rafforzata, e le sfide interne ed esterne di una trasformazione progressista che comincia a scricchiolare.
Le politiche economiche e sociali volute dalla Commissione europea e imposte ai governi degli Stati membri, oggi sono sul banco degli imputati e c’è chi ancora vuole sostenere politiche di austerità per ridurre il debito pubblico, continuare con le azioni sanzionatorie contro la Russia e il controllo totalitarista sui cittadini europei.
Abbiamo visto una politica europea danzare interessata sul pandemico raffreddore assassino, guidata da un élite sovranazionale alle prese con la sua bolla di potere e talvolta anche di follia, esacerbando la percezione di inganni e incompetenze.
I cittadini iniziano ad avvertire una sensazione di irrealtà nella situazione politica europea e dei governi locali, cominciando a comprendere che c’è un divario tra le decisioni dei politici e il benessere delle nazioni stesse.
Scelte complesse vero, ma le motivazioni che si stanno scoprendo dietro tali “preferenze”, sempre più spesso smascherano il legame di interessi economici, geopolitici o anche dinamiche di potere interne per la supremazia e un controllo totale.
Oggi i leader politici agiscano in modo controintuitivo rispetto agli interessi della popolazione e sembrerebbe siano essi diventati i nuovi oligarchi, che ragionano dando priorità ai profitti dei conglomerati finanziari con cui si apparentano, rispetto agli interessi degli Stati e dei cittadini stessi.
Pensiamo ad esempio al controllo monopolista dell’informazione mondiale, concentrata nelle mani di pochissimi gruppi finanziari per i quali è stato facile introitare finanziamenti pubblici, per poi sostenere una comunicazione a reti unificate volta ad assicurare il potere nelle stesse mani pubbliche da cui sono pagati.
È interessante notare anche come la storia, nonostante le lezioni del passato, possa ancora suscitare dubbi e interrogativi lasciando ampiamente aperta la discussione sulla dipendenza dall’influenza americana, che solleva così, una questione cruciale riguardo l’autonomia e l’identità politica europea.
L’Europa ha un considerevole potenziale in fatto di influenza politica ma spesso, mancando di unità e coesione nelle sue azioni, sembra voler seguire le orme di altri anziché perseguire una via autonoma.
L’idea che sta emergendo tra i cittadini è quella che le persone al potere siano in realtà figure dietro le quinte invisibili ai cittadini stessi, ed è palesata da molte correnti di pensiero critico sulla politica e sull’economia. Questo solleva preoccupazioni riguardo alla trasparenza e alla responsabilità delle istituzioni democratiche.
La sfida per l’Europa oggi potrebbe essere trovare un equilibrio tra la preservazione della sua identità e la collaborazione internazionale anche perché oggi, il rischio di non rispondere più alla democrazia popolare, ma ad un ristretto numero di oligarchi privati, che possono decidere sui di noi, solo in conseguenza dei propri interessi personali. Ormai è un dato di fatto.
Se la lezione pandemica non è bastata prepariamoci questa volta ad essere con le spalle al muro e un cartello in mano, senza più la possibilità di difenderci perché il plotone d’esecuzione tecnologico censura vita, è pronto.
Andrea Caldart