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Il ministro degli Esteri libico sospeso per aver parlato con Israele

persone della Libia che bruciano pneumatici

Nelle ultime ore, il primo ministro libico Abdul Hamid Dbeibeh ha annunciato la sospensione del ministro degli Esteri Najla Al – Mangoush, accusata di “grande tradimento” e di averla sottoposta a un’indagine.

La decisione è arrivata solo poche ore dopo che Israele aveva dichiarato che Al – Mangoush avrebbe tenuto un incontro con il suo omologo israeliano Eli Cohen la scorsa settimana a Roma. 

L’incontro sarebbe stato mediato dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani.

La Libia, forte sostenitrice della causa palestinese, precisa, inoltre, che la riunione, avvenuta durante i colloqui con il ministro degli Esteri italiano, non include “Alcuna discussione, accordo o consultazione” e aggiunge che “Rinnova il suo completo e assoluto rifiuto della normalizzazione” con Israele.

Secondo una legge libica del 1957, trattare con Israele può essere punibile fino a nove anni di prigione. 

Tuttavia, negli ultimi anni, Israele ha normalizzato i suoi rapporti diplomatici con diversi Paesi arabi tra cui Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan, attraverso i cosiddetti “Accordi di Abramo”, dichiarazione congiunta raggiunta il 13 agosto 2020, tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, mediati da questi ultimi.

Nel frattempo, il Ministero degli Esteri ha affermato, in un comunicato sulla sua pagina Facebook, che “Al – Mangoush aveva rifiutato gli incontri formali con i rappresentanti israeliani, in linea con la posizione del governo di unità nazionale”.

Il Ministero, infatti, ha specificato che “Quanto accaduto a Roma è stato un incontro non ufficiale, non pianificato in anticipo”. 

Oggi, un funzionario israeliano avrebbe rivelato ai media che l’incontro del ministro degli Esteri Cohen con Al – Mangoush sarebbe stato, in realtà, concordato in anticipo “ai massimi livelli” in Libia.

Il Ministero degli Esteri israeliano ha spiegato che “L’incontro è stato moderato dal Ministro degli Esteri italiano Tajani. Si è discusso della possibile cooperazione e degli aiuti israeliani nelle questioni umanitarie, nell’agricoltura e nella gestione dell’acqua”.

Il Ministro Cohen ha sottolineato di aver “Parlato con il Ministro degli Esteri del grande potenziale che tali relazioni potrebbero offrire ai due Paesi. È stato un primo passo storico nello stabilire relazioni”, sottolineando alla sua controparte libica l’importanza di “Preservare l’eredità ebraica nel suo Paese”.

La politica estera libica è in subbuglio ormai da anni, con il Paese diviso tra il governo provvisorio riconosciuto a livello internazionale di Tripoli e un governo rivale a est.

Se un qualsiasi accordo tra Israele e Libia venisse mediato, sarebbe complicato da quella divisione politica, che esiste dai tempi della caduta di Gheddafi, 12 anni fa.

Il Generale Khalifa Haftar dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) guida il governo rivale nella città costiera orientale di Tobruk.

Il Government of National Unity – GNU (un governo provvisorio per la Libia formato il 10 marzo 2021 per unificare il governo rivale di accordo nazionale con sede a Tripoli e il secondo gabinetto Al-Thani, con sede a Tobruk) è stato insediato attraverso un processo di pace sostenuto dalle Nazioni Unite, ma la sua legittimità è stata messa in discussione dall’inizio del 2022 dal Parlamento, dopo un tentativo fallito di dare il via a un’elezione.

Le precedenti mosse di politica estera del GNU, compresi gli accordi raggiunti con la Turchia, sono state respinte dal Parlamento e sottoposte a ricorsi legali.

Il Consiglio presidenziale, che svolge le funzioni di capo di stato ed è responsabile dell’esercito del paese, ha rilasciato nella giornata di ieri una dichiarazione con la quale chiede al Primo Ministro GNU Abdul Hamid Dbeibeh chiarimenti su quanto accaduto.

L’Alto Consiglio di Stato, che svolge un ruolo consultivo nella politica libica, ha espresso la sua “sorpresa” per i resoconti dell’incontro e ha chiesto “Di applicare la legge qualora l’incontro avesse avuto effettivamente luogo”.

L’incontro ha scatenato proteste nello Stato a maggioranza araba.

Dopo la notizia dell’incontro sono scoppiate proteste nella capitale Tripoli e in alcune altre città intorno alla Capitale. 

Strade bloccate, pneumatici bruciati e manifestanti che hanno sventolato la bandiera palestinese. 

Tuttavia, le proteste sembrano essere state relativamente contenute.

Flavia De Michetti

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

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