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La “censura” dei Social network

In un anno rimossi 130 mila video da YouTube, Telegram lo segue e Facebook mette in castigo. 

Su YouTube Official Blog il social di Google comunica: “Stiamo ampliando le nostre norme sulla disinformazione medica su YouTube con nuove linee guida sui vaccini”. Da chi sono stabilite tali norme? La piattaforma dichiara di lavorare a stretto contatto con le “autorità sanitarie”, quali? Quelle dell’informazione a senso unico? Quelle della cura “Tachipirina e vigile attesa”?

Sono stati rimossi i canali no-vax di Joseph Mercola e Robert F. Kennedy. Oscuramento dei canali dell’emittente statale russa RT, il canale tedesco di Russia Today e quello collegato di Der Fehlende Part, per aver violato le “linee guida Covid-19”. I due canali avevano 700 mila iscritti. Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato: “un’aggressione informativa senza precedenti. É evidente: mettere a tacere le fonti di informazione che vanno oltre l’agenda dei media che i funzionari tedeschi trovano convenienti”.

Ricordiamo che alcuni mesi fa YouTube aveva oscurato il canale ByoBlu di Claudio Messora, testata giornalistica, registrata al Tribunale di Milano. Un canale da 525 mila iscritti, cancellato con la motivazione: “sono state rilevate violazioni gravi o ripetute delle Norme della community”. 

Telegram ha oscurato i canali ‘Basta dittatura’ e ‘Basta dittatura chat’. Ora compare la scritta “questo canale non può essere visualizzato perché ha violato i termini di servizio di Telegram”.

Facebook, come a scuola, mette in castigo gli utenti dietro la lavagna per 12 o 24 ore e, per i più indisciplinati, “si riserva il diritto di stabilire se un determinato contenuto violi gli standard della comunità” e bloccarli per 15 o 30 giorni fino all’oscuramento del profilo. Lunedì 4 ottobre il Tg1 ha mandato in onda un servizio dedicato a Frances Haugen, dipendente di Facebook che si è licenziata perché “Facebook privilegia il profitto rispetto alla sicurezza. C’è un conflitto di interessi fra quello che fa bene alle persone e quello che fa bene agli affari”. Le dichiarazioni della Haugen sono state pubblicate sul “The Wall Street Journal”.

I social media o social network sono piattaforme di servizio il cui unico scopo dovrebbe essere quello di facilitare i rapporti sociali, la comunicazione e la condivisione di contenuti. Quando non si trascende nell’illegalità conclamata, la libertà di pensiero deve essere tutelata. Ricordiamo l’art. 21 della Costituzione italiana, la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – Articolo 10 – Libertà di espressione, l’art. 11 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, che definisce la libertà di manifestazione del pensiero come “uno dei diritti più preziosi dell’uomo”.

Antonella Di Luzio

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

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