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Cambiano le regole per gli affittacamere e gli appartamenti turistici

A partire dai primi anni 2000 la tecnologia non sono cambia gran parte delle modalità di comunicazione ma è complice della genesi di nuove modalità di prenotazione e fruizione dei viaggi turistici e di lavoro.

Pian piano le agenzie viaggi si trasformano sotto il peso dei portali on line ove si acquistano direttamente hotel, treni ed aerei! Cambia la modalità di fruizione dei servizi, tanto che il caratteristico pranzo al ristorante viene quasi sostituito da un primo piatto veloce al bar, strutture che nel tardo pomeriggio organizzano apericena “da Poldo” mentre quella piccola norma sui B&B viene interpretata estensivamente favorendo la genesi sul mercato di un’infinità di affittacamere, locazione turistiche, B&B, etc.

Mentre i dissapori tra ristoratori e bar sembrano assopiti non si placa quella tra gestori alberghieri e la platea dei titolari delle nuove attività.

Alla differenza tra gli ingentissimi costi di adeguamento alle normative vigenti dei primi contro le quasi nulle dei secondi si affianca la problematica relativa alle carenze di abitazioni da affittare a studenti, lavoratori in trasferta, chi casa non può comprarla, etc.

E così il Governo lavora a regole più stringenti sugli affitti turistici con una versione aggiornata del ddl messo a punto dal ministero del Turismo a maggio.

Nel nuovo testo, al quale potrebbero essere apportate ancora altre variazioni si confermano la durata minima della locazione (almeno due notti consecutive) e l’obbligatorietà del codice identificativo nazionale (Cin) che sostituisce quello regionale (finalmente si inizia a delineare uno scenario nazionale con regole uniche).

Riguardo l’obbligo di affittare le camere per almeno due notti, è previsto che in mancanza il contratto sarebbe nullo (con la conseguenza che, nell’ipotesi il conduttore non pagasse, verrebbero meno le azioni legale volte al recupero del credito del locatore.

Tale prescrizione varrà per adesso solo nei Comuni capoluogo delle città metropolitane ossia Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia; ipoteticamente nel breve potranno essere ricompresi i luoghi turistici importanti quali Capri, Portofino, etc.

La possibilità, per lo stesso proprietario dell’appartamento concesso in locazione breve, di poter godere della cedolare secca viene limitata a due soli appartamenti, in pratica, da tre alloggi in su il locatore dovrà non solo dotarsi di Partita Iva ma presentare la Scia allo Sportello unico per le attività produttive (Suap).

Appesantite anche le sanzioni: multe fino a 8mila euro per chi affitta un immobile privo di Cin, a 5mila euro per chi non lo espone e fino a 5mila euro per chi non rispetta la durata minima dell’affitto.

La Ministra Daniela Santanchè riferisce che l’obiettivo del governo è «fornire una disciplina uniforme a livello nazionale» e «contrastare il fenomeno dell’abusivismo nel settore». In realtà dopo gli scioperi degli studenti a Milano per la mancanza di alloggi sicuramente è avvisabile anche la mancanza di abitazioni da dedicare a questi ultimi.

Sul fronte sicurezza gli immobili da destinare all’affitto turistico dovranno rispettare gli obblighi sulla prevenzione degli incendi, i requisiti igienico-sanitari e di sicurezza degli impianti oltre a essere dotati di dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio.

Le nuove normative si applicheranno alle «locazioni di immobili ad uso abitativo per finalità turistiche», al contratto di locazione breve (fino a 30 giorni), al contratto transitorio da 1 a 18 mesi, ad «ogni altro contratto, comunque denominato, che abbia ad oggetto la concessione in godimento, per finalità turistiche, di unità immobiliari ad uso abitativo».

Un vero e proprio disincentivo all’apertura di nuove attività grazie a tutta una serie di obblighi che determineranno un aumento dei costi per il locatore che riassumo di seguito:

  • l’obbligo di rispettare le norme sulla prevenzione di incendi;
  • l’installazione di dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio in tutte le unità immobiliari;
  • il divieto di concedere in locazione unità ad uso abitativo per finalità turistiche prive dei requisiti igienico-sanitari e sicurezza degli impianti;
  • l’estensione della responsabilità per il pagamento dell’imposta o del contributo di soggiorno;
  • l’obbligo per i locatori di chiedere al ministero del Turismo il codice identificativo nazionale (Cin), che alimenterà la banca dati nazionali e – a regime – sostituirà i Codici identificativi regionali già rilasciati.

Qualcuno parla del tentativo del Governo di bloccare la concorrenza a vantaggio di attività commerciali tradizionali e più forti, “un po’ com’è già successo tra tassisti e Uber”, ipoteticamente la si potrebbe vedere come il modo di ristabilire “diritti e doveri” e creare equità tra attività che offrono servizi comparabili.

Mario Vacca – Economista

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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