Il dottor Rabi esercita come ematologo dal 2002 e lavora in qualità di dirigente medico in day hospital e ambulatorio di ematologia. Lo abbiamo raggiunto nell’importante ospedale privato romano dove lavora.
L’intervista al dottor Andras Rabi: “Sono profarmaci non vaccini”
Dottor Rabi, molte persone nel mondo del cosiddetto complottismo affermano che i sieri anti-Covid non sono vaccini ma farmaci. E’ corretto questo dal punto di vista medico?
Sì, è corretto. Questi composti mRNA non possono neppure essere definiti vaccini, e questo lo ha spiegato molto bene il professor Giovanni Frajese nel corso di un summit promosso dall’Unione Europea .
Se si va a leggere sul sito dell’EMA cosa l’agenzia europea del farmaco intende per terapia genica vediamo che si parla di un trattamento che si basa sull’uso di farmaci ad mRNA o DNA.
L’EMA stessa ci dice però che i criteri per definire un vaccino come tale non fanno rientrare le terapie geniche all’interno della dicitura “vaccino”. Non è una sottigliezza delle parole; innanzitutto perché i vaccini sono prodotti inerti, ossia che non hanno effetti sul corpo, se non quello di attivare il sistema immunitario. Infatti il vaccino “tradizionale”, agisce aumentando la capacità di risposta del sistema immunitario al virus. I composti ad mRNA o DNA possono essere invece classificati come profarmaci; nel caso di Pfizer e Moderna si inietta mRNA in un nanolipide che poi viene inglobato dalle cellule per portare alla sintesi cioè alla produzione della proteina Spyke che di conseguenza attiva il sistema immunitario. Il farmaco è dunque la proteina Spyke.
Ma il nodo drammatico è questo: se avessero classificato la terapia genica come un farmaco sarebbero stati obbligati a svolgere e superare tutta una serie di test per la sicurezza, test che per un prodotto etichettato come vaccino non sono necessari. Parliamo ad esempio di teratogenicità, studi sulla genotossicità, cancerogenicità, nella loro fase 1, 2 e 3, e quindi richiede diversi anni prima di essere messo in commercio. Ma le terapie geniche Pfizer e Moderna non essendo state classificate come farmaci, ma come vaccini, non hanno dovuto essere sottoposte a questo iter.
Un cambiamento del loro nome ha permesso a questi composti di non dover superare un percorso di sicurezza.
Altro che cospirazioni, sono gli stessi criteri delle agenzie che hanno promosso l’utilizzo di massa di queste sostanze, a dirci che esse sono sperimentali.
Profarmaco consigliato alle donne incinte ma non conosciamo eventuali eventi avversi
Questo è davvero gravissimo dal punto di vista sanitario, giuridico ed etico. Stiamo parlando di una manomissione terminologica che potrebbe aver messo in pericolo la popolazione occidentale, forse mondiale.
Sì, e c’è di peggio. Alla luce di quanto detto un altro dato che mi lascia sconcertato e che più mi turba, è quello di una particolare categoria a cui questa somministrazione viene consigliata e raccomandata. La leggiamo dalla circolare ministeriale: “Donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo postpartum, comprese le donne in allattamento”. Come si fa a consigliare a donne incinte e che allattano una terapia genica chiamata vaccino, che non ha eseguito i test di fase 1, 2 e 3? Non conosciamo gli effetti a lungo termine sulla mamma e sul feto o bambino.
Hanno usato come cavie le donne in gravidanza durante la campagna vaccinale di massa, e lasciando da parte gli effetti avversi a breve termine (sui quali ci sarebbe moltissimo da dire), non sappiamo nulla degli effetti a medio e lungo termine.
Aggiungiamo il fatto di importanza capitale che in un primo tempo si diceva che l’mRNA non può essere integrato dal DNA umano, ma oggi sappiamo, -attraverso uno studio svedese dell’università di Lund- che questo non è vero; per mezzo di uno studio su una linea di cellule epatiche umane è stato dimostrato che è possibile integrare l’mRNA del vaccino all’interno del loro DNA. Inoltre non c’è stato nessun seguito a questo studio. Perché?
E che cosa succederà a questo acido nel codice genetico umano?
Per quanto riguarda gli effetti avversi a breve-medio termine, è anche da denunciare il fatto che secondo molte importanti testate giornalistiche da un anno e mezzo l’AIFA non aggiornerebbe più le segnalazioni di eventi avversi. Gli eventi avversi a breve termine quasi sempre non vengono riconosciuti e quelli a medio termine vengono così ignorati, non hanno neppure accesso alla destinazione di ricerca su di essi. Dove sta la scientificità in una simile condotta?
L’ematologo Andras Rabi: “Riscontro nei pazienti probabili danni da profarmaco anticovid”
In quanto medico ospedaliero, ha notizie di persone che hanno lamentato disturbi e malesseri in seguito alla somministrazione dei profarmaci anti-Covid?
Sì, diverse pazienti mi hanno riferito di aver accusato alterazioni del ciclo mestruale in seguito soprattutto dalla seconda dose in poi del profarmaco Pfizer o Moderna.
In effetti, in uno studio svolto sui topi di sesso femminile, si è visto come già dopo 48 ore dalla somministrazione si rilevava una concentrazione di Spike protein all’interno delle ovaie dei piccoli mammiferi. Tale concentrazione aumentava nel corso dei giorni. Questo potrebbe spiegare le alterazioni del ciclo mestruale. Non è certo l’unica variabile, ma sarebbe sufficiente a spiegare questi segnali nel corpo femminile umano.
Innumerevoli pubblicazioni scientifiche hanno invece dimostrato in maniera incontrovertibile l’aumento di miocarditi e pericarditi nei giovani uomini, dai 12 ai 39 anni, soprattutto dopo la seconda dose. C’è stato infatti un “warning”, un’attenzione alla vaccinazione dei soggetti giovani e sani.
In quella fascia di età i giovani uomini hanno meno probabilità di avere effetti collaterali di tipo cardiaco da infezione rispetto alle probabilità di svilupparli con il vaccino. Insomma per i nostri giovani è più frequente una miocardite o pericardite indotta da vaccino che una miocardite o pericardite da Covid.
Io, come ematologo, ho visitato certamente molti pazienti probabilmente vittime di effetti collaterali dovuti alle vaccinazioni: ad esempio l’incremento di gammopatie monoclonali; non è una vera patologia ma una anomala e abnorme produzione di un singolo anticorpo che esprime una sola catena leggera. Il profarmaco ad mRNA provoca una abnorme risposta immunitaria da parte dell’organismo, e questo può slatentizzare una condizione silente. Ho riscontrato tanti casi anche di trombocitopenia, cioè riduzione della conta piastrinica, tantissimi casi di trombosi ed embolie polmonari, tutte riconducibili a una abnorme stimolazione del sistema immunitario.
Secondo lei ci sono oggi antidoti per ridurre i danni causati dalla proteina Spike da vaccino nell’organismo?
Non lo sappiamo, ma se l’informazione contenuta nell’mRNA che porta alla sintesi della proteina Spike, dovesse diventare parte integrante del nostro corredo genetico, c’è il rischio che non riusciremo mai ad eliminare tale proteina. Nessuna sostanza, teoricamente, sarebbe in grado di “disintossicare” l’organismo, ormai spinto irreversibilmente a produrre la proteina Spike.
Andras Rabi sulla raccolta delle segnalazioni degli effetti avversi
Parliamo anche di come vengono raccolti i dati di eventuali eventi avversi.
Devo dire che il sistema si presta a numerose critiche. Ad esempio nel caso della nuova formulazione bivalente. Negli Usa a 90 mila volontari sani è stato iniettato il profarmaco e gli è stata fata installare una applicazione sullo smartphone ed è stato detto loro di segnalare a questa App eventuali sintomi. Ma come fa un cittadino, che non è un medico, a stabilire se un qualsiasi segnale del proprio corpo è dovuto alla sostanza somministrata o a qualsiasi altro fattore? Questo metodo di verifica del profilo della sicurezza non ha nulla di scientifico.
Come andrebbe invece svolta questa verifica sulla sicurezza?
L’unico modo corretto di svolgere questa verifica è che queste sostanze vengano considerate come ciò che sono, e cioè farmaci, e che quindi soddisfino tutti i requisiti di efficacia e sicurezza che vengono normalmente richiesti ad un nuovo farmaco prima di essere messo in commercio.
Insomma diversi modi di gestire il virus e poi di portare avanti la cosiddetta campagna vaccinale lasciano quanto meno perplessi. Da un punto di vista medico l’errore è nato nel momento in cui si è voluto classificare una terapia genica come vaccino per accelerare l’emissione in commercio. Il momento storico eccezionale che certamente stavamo vivendo può solo in parte giustificare questa forzatura, ma ora, ad emergenza sanitaria finita, sarebbe doveroso riconsiderare il tutto.
Consenso informato e ricatto
Anche dal punto di vista giuridico ci sono state aberrazioni; tanti giuristi si sono battuti per denunciare la situazione che si è creata con il dispositivo del Green Pass.
E’ inutile girarci intorno, ci hanno ricattati a firmare un consenso informato, è un ossimoro! Ci hanno obbligati a dichiarare che acconsentivamo a farci ricattare.
Se un cittadino è obbligato a ricevere un farmaco non deve firmare alcun consenso, perché la responsabilità è dello Stato; se invece rifiuta la somministrazione del farmaco non gli può essere negato l’accesso al lavoro o ai servizi, non può perciò essere discriminato per tale scelta. Noi invece siamo stati messi in una condizione che non è né un obbligo palese né una libera scelta, ma un vero e proprio ricatto. Questo è inaccettabile in una democrazia che si professa civile.
In quanto medico lei conosce molto bene lo strumento del consenso informato.
Sì, faccio firmare decine di consensi informati ogni giorno, e in essi deve sempre essere esposto in maniera più chiara e oggettiva possibile il rapporto rischi/benefici della terapia o dell’intervento o trattamento. E’ anche buona passi che debba passare un certo lasso di tempo tra la firma di questo documento e l’effettivo trattamento, in maniera che il paziente abbia la possibilità di elaborare la comunicazione ed eventualmente di tornare sui propri passi.
Un altro grande problema, durante la pandemia e la campagna di somministrazione dei profarmaci, è da ricondurre ai media e al giornalismo molto allarmista e niente affatto trasparente e moderato nei toni del dibattito pubblico.
L’ex presidente Draghi, in conferenza stampa, affermò che se un cittadino si fosse trovato in un ambiente chiuso con altri vaccinati, poteva essere certo di trovarsi in un ambiente protetto dalla trasmissione. Non era solo un errore, era una falsità e la letteratura medica già lo dimostrava.
Poi gli organi competenti hanno corretto il tiro, dicendo che il vaccino non proteggeva dall’infezione Covid-19 ma serviva solo a ridurre la gravità dell’infezione. Il grande equivoco nasce dall’aver classificato come vaccini delle sostanze che in realtà sono terapie geniche. Probabilmente si è deliberatamente deciso di non usare il termine “terapia genica” per non spaventare l’opinione pubblica e convincerla in tal modo ad accettare più facilmente di sottoporsi alla “vaccinazione”.
Antinfiammatori più efficaci del protocollo “Tachipirina e vigile attesa”
Quali sono stati, a suo avviso, i primi errori nella gestione pandemica?
I primi errori durante la gestione pandemica sono da imputare al noto protocollo “Tachipirina e vigile attesa”, quando invece una terapia a base di antinfiammatori e anticoagulanti si era dimostrata notevolmente più efficace.
Molti medici sapevano già nell’inverno del 2020 che il Sars-coV2 causava un quadro infiammatorio che poteva portare poi alla polmonite e a danni cardiocircolatori. Le informazioni spaventose dovevano indurre la popolazione a vaccinarsi. Gran parte della popolazione percepiva la vaccinazione come atto coercitivo di chi ci governava, peggiore del Covid stesso, questo spiega i famosi party-Covid, feste in cui ci si assembrava per trasmettere l’infezione. Ci rendiamo conto a che punto sono stati spinti gli italiani?
La VITT, una nuova patologia correlata al vaccino di Astrazeneca
Non sentiamo più parlare del farmaco prodotto da Johnson&Johnson e da Astrazeneca. Che fine hanno fatto?
L’azienda Johnson&Johnsonavrebbe voluto competere con Pfizer e Moderna, ma il suo prodotto si era dimostrato molto meno efficace e con molti più eventi avversi, da indurre gli stessi organi di controllo, a ritirarlo dal mercato.
Quello di Astrazeneca, in un primo tempo consigliato alla popolazione anziana, ha creato davvero molti danni tra gli over 60, soprattutto di tipo tromboembolico. E’ stata codificata addirittura una nuova patologia, correlata principalmente al vaccino Covid di Astrazeneca: trombocitopenia trombotica indotta da vaccino “VITT”.
Un’altra questione della massima importanza riguarda l’effettiva efficacia del cosiddetto vaccino. Le vaccinazioni di massa sono iniziate nella primavera 2021, ma il virus della primavera 2021 non era lo stesso del dicembre 2019, quando è acclarato che già circolava nel nostro paese.
Chi può stabilire se è stato il vaccino a causare una forma meno grave della patologia o se invece il virus nel frattempo (dall’inverno 2019 alla primavera 2021) non era già spontaneamente mutato in forme meno aggressive? La verità è che non è dimostrabile.
Giulia Bertotto