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Agricoltura: risposte inadeguate del Governo Meloni

Il Governo Meloni non solo sta deludendo le attese dei suoi elettori, ma davanti alle sfide come quelle legittimamente poste dagli agricoltori naviga a vista e dimostra la sua assoluta incapacità nel fornire soluzioni concrete e di lungo periodo. Intanto, un litro di latte al supermercato si paga 1,80 euro circa, ma all’allevatore vanno solo 0,52 centesimi; un pacco di pasta costa al dettaglio 2,08 euro, ma il produttore prende 0,35 centesimi per un chilo di grano duro se va bene etc. Qual é la risposta dell’Esecutivo dei “patrioti”? L’ esenzione, per gli anni 2024 e 2025, dell’IRPEF agricola per i redditi dominicali e agricoli sotto i 10.000 euro e la riduzione del 50% per i redditi compresi tra 10.000 e 15.000, nonché la proroga di sei mesi, fino al 30 giugno 2024, per l’obbligo di assicurazione concernente i mezzi agricoli che non circolano (e poi?).

Il tutto dovrebbe essere inserito nel decreto-legge n. 215/2023 (c.d. “Milleproroghe”) in corso di conversione alle Camere mediante appositi emendamenti. Non si pensa, invece, minimamente a calmierare i costi di produzione, a ridurre la burocrazia, a contrastare le pratiche sleali nella filiera, a rivedere la PAC, uno dei pilastri fondamentali dell’Unione Europa.

Ora, è certamente vero che quest’ultimo aspetto non dipende direttamente dal Governo italiano, ma egli ben potrebbe far sentire maggiormente la sua voce a Bruxelles attraverso, ad esempio, la previsione del criterio della reciprocità: le regole UE, in altri termini, dovrebbero valere anche per le imprese agricole extra UE che vogliono vendere i loro prodotti nel territorio dell’Unione. Intanto, la Repubblica popolare cinese diventa il quinto produttore di latte a livello mondiale e l’India investe miliardi nella zootecnica.

Le recenti dichiarazioni del Ministro con portafoglio dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, per cui da un lato non sono state toccate le agevolazioni sul gasolio agricolo (diversamente dalla Francia), dall’altro si sono raddoppiati i fondi del Piano di Ripartenza e Resilienza nell’ambito agricolo non sono né particolarmente dirimenti, né convincenti.

Anzi, proprio con particolare riferimento a questo ultimo aspetto, il passaggio da 5 a 8 miliardi di euro non è indice di ulteriori fondi aggiuntivi, bensì l’ennesima presa in giro del Governo.

Nel PNRR, infatti, all’interno della missione “Economia Circolare e Agricoltura Sostenibile”, sono previsti complessivamente 5,27 miliardi di euro, ai quali si aggiungono 1,2 miliardi di euro a titolo di Fondo Complementare, mentre nell’ambito dell’intervento 2 “Sviluppare una filiera agroalimentare sostenibile”, sono destinati 2,8 miliardi di euro.

In conclusione, sia sul piano interno, sia sul piano “comunitario” manca una visione d’insieme idonea a rendere la nostra agricoltura un’eccellenza mondiale.

Meglio, allora, volare a Kiev…

Prof. Daniele Trabucco – Costituzionalista

In collborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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