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“Al Letta ta” la sinistra

Forse nemmeno la Destra sognava un trionfo di tale proporzioni. Ancor più la Sinistra sperava almeno in un pareggio. Al contrario Le elezioni amministrative, nelle due più popolose regioni del Bel Paese, hanno dato un riscontro che, a detta anche dei vari schieramenti alla vigilia della tornata elettorale, avrebbe consentito di darne una lettura politica. Una vittoria schiacciante dei candidati di Destra che ha sorpreso, soprattutto per le dimensioni.

Sono almeno tre le considerazioni che possono essere dedotte a seguire le elezioni amministrative della Lombardia e del Lazio.

Innanzitutto, sorprende, come delle elezioni così importanti per il valore delle due regioni coinvolte, per il confronto politico con i primi 100 giorni del Governo, le campagne elettorali e la promozione dei programmi dei candidati siano state condotte così sottotono.

Maggiore spazio, osservando da sinistra, è stato concesso alla corsa alla segreteria e al tentativo di demolizione degli avversari, incalzando il governo su ogni minima questione come se fosse la più importante per il Paese.

Letta ha cercato di traghettare il PD al congresso sperando in un colpo di coda della fortuna riuscendo a pareggiare i conti, o confermando la guida del Lazio o conquistando la Lombardia di Fontana.

Invece nulla. La sinistra si è “AlLettata”.

Consola, forse, che il PD sia stato l’unico partito di sinistra a aver mantenuto il consenso in termini di percentuale.

Se un errore può essere assegnato al segretario uscente è di non aver dato impulso a una campagna elettorale di alto profilo e di una intensità ben superiore, come avrebbero le due regioni meritato.

Una seconda considerazione viene dalla schiacciante vittoria dei due candidati di destra che, dall’alto del loro 54% di preferenze conquistate, non lasciano ombre sulla limpidezza delle vittorie, nonostante gli incalzanti tentativi di demolizione delle manovre del Governo della prima donna premier, per di più di destra.

Un risultato che, senza ombra di dubbio, ha un valore politico.

A quanto pare i cittadini stanno osservando un impegno, quali quantitativo, di certo valore da parte del Governo Meloni. Probabilmente non completamente soddisfacente, ma certamente coerente e in linea con la difficile situazione economica e internazionale nella quale si sta navigando.

I condizionamenti, dettati dalla appartenenza alla NATO e dall’appoggio all’Ucraina che ne consegue non potevano che portare a deludere certe parti della destra ma anche di altra fede politica.

È infatti chiaro che il sentiment, però censurabile e non dichiarabile, molto diffuso è la disapprovazione al sostegno incondizionato all’Ucraina e al contrario la inqualificabile latitanza dai tavoli della mediazione per la ricerca di un armistizio e una pace che comunque non potrebbe raggiungersi a breve.

La terza considerazione è trasversale a tutto l’arco costituzionale: la protesta silente di quel 60% di elettori che hanno disertato le urne.

Non pigrizia e nemmeno disinteresse, piuttosto reazione a una rappresentanza politica che continua a battibeccare e non trova convergenze su alcuna soluzione utile a migliorare le condizioni socioeconomiche dell’Italia.

Ha ben detto, il riconfermato Governatore della Lombardia, Attilio Fontana quando ha invitato tutti gli schieramenti a smettere di demolirsi reciprocamente.

Uno spettacolo che ha allontanato ancor più la gente normale dai politici, che ormai sembra non siano più capaci di interpretare i voleri e le necessità del popolo. 

Il caso più eclatante è l’aumento di 900€/mese che i consiglieri della Regione Sicilia si sono riconosciuti come adeguamento al costo della vita.

Uno schiaffo alla crisi imperante nella maggior parte dei segmenti sociali e la conferma della distanza siderale tra politico e cittadino.

Come se non bastasse, pur ammettendo che sia veramente difficile ammettere una sconfitta, soprattutto se pesante come accaduto al terzo polo, ma dare la colpa agli elettori è veramente incomprensibile e soprattutto inascoltabile.

In un’intervista al Corriere il leader di Azione difende la scelta dei candidati e accusa gli elettori di votare con la pancia. “È la maledizione italiana: si vota per appartenenza. Sono di destra voto la destra, sono di sinistra voto la sinistra, prescindendo dal candidato e dalla qualità delle sue proposte. E poi mi lamento di chi governa”.

Un atteggiamento infantile che non fa bene alla sua immagine e arriva persino a sminuisce l’impegno, peraltro responsabile, che Calenda e il terzo Polo sta mantenendo verso le scelte del Governo, offrendosi con critiche costruttive e assecondando certe scelte, a volte anche impopolari.

Insomma, se tutti, indistintamente, volessero avviare un’auto analisi costruttiva, questa sarebbe l’occasione giusta per iniziare.

I segnali, o meglio i capitoli, sui quali indagare e ritrovare gli ideali di partito ma anche i punti di convergenza interforze per portare fuori dalla crisi questa Italia, dalle immense capacità, ma con gravi difetti di autodeterminazione, troppo passiva alle scelte altrui, dalla UE agli USA, sono tanti e indispensabili per l’accelerazione della ripresa economica e sociale. 

Occorre prendere esempio da Francia e Germania che, con piccoli e grandi sotterfugi, … riescono a fare un po’ anche i cavoli loro!

Lamberto Colla Direttore

Link utili:

https://www.gazzettadellemilia.it/politica

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