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Home Politica “Dentro la Costituzione” Semipresidenzialismo in salsa Francese?

“Dentro la Costituzione” Semipresidenzialismo in salsa Francese?

L’intervento programmatico del Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni, in occasione della fiducia, ha toccato anche il tema delle riforme costituzionali, in particolare la forma di Governo che si vorrebbe modificare in senso semipresidenziale sulla scia del modello francese delineato dalla Costituzione della “V Repubblica” del 1958 attualmente vigente.

Ora, rispetto ad uno Stato regionale, o meglio “policentrico”, come quello italiano, è davvero un punto di riferimento il semipresidenzialismo dei cugini d’oltralpe il cui ordinamento costituzionale è fortemente centralizzato?

Inoltre, l’eventuale conclusione del percorso di autonomia regionale differenziata, ai sensi del comma 3 dell’art. 116 della Costituzione, per Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto inciderà sul ruolo della seconda Camera? E se sì, in quale misura?

Tutti aspetti che il Presidente Meloni non ha affrontato, preoccupata più di tenere insieme le diverse sensibilità della maggioranza di centro-destra, in particolare della Lega, piuttosto che delineare le direttrici di fondo della forma di Governo.

Ritengo che non si possa ragionare di modifiche della Parte II del Testo fondamentale se prima non si risolve un problema “strutturale” della politica italiana, ossia quello della difficoltà di appropriarsi degli spazi pubblici determinata dall’ondata neoliberista con il graduale affermarsi del primato del finanziario sul politico.

Solo in questo modo le forze politiche potranno sia tornare ad essere cerniera di collegamento tra le istituzioni e la società civile, sia elaborare specifiche “visioni e progettualità politiche” oggi del tutto assenti.

Il rischio è quello, attraverso la revisione della forma di Governo, di certificare lo svuotamento del Parlamento, la delegittimazione della politica e confermare la presidenzializzazione della stessa come, peraltro, hanno messo in evidenza gli Esecutivi che si sono succeduti in Italia dal 2011 ad oggi.

Al di là della unicità dell’esperienza costituzionale francese, l’intera storia costituzionale italiana è nel segno del parlamentarismo, pure durante il ventennio fascista che ne mantenne, benché svuotate di contenuto, le forme esteriori.

Nulla vieta alla maggioranza ed al Governo di attivare l’art. 138 Cost. per dare l’avvio ad una nuova stagione di riforme, tuttavia deve esserci la consapevolezza che, per evitare la desertificazione della politica e della società, i partiti devono rinnovarsi, pena ritrovarsi in una spirale pirotecnica e spettacolare propria della verticalizzazione del potere.

Prof. Daniele Trabucco Costituzionalista

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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