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Le comunali a Napoli, battaglia di selfie

Il 3 e il 4 ottobre i cittadini di Napoli andranno alle urne per eleggere primo cittadino e consiglio comunale. Del capoluogo campano se ne parla poco, con tutta l’attenzione mediatica dedicata alle elezioni amministrative di Roma e Milano. Lo mostrano anche i numeri di Google Trends che vedono la terza città d’Italia nell’interesse esclusivo della regione Campania. Eppure, se è vero che “il destino dell’Europa è diventare Napoli”, è qui che si gioca una delle partite più interessanti, con la scommessa Pd-M5s di fare della città l’apripista per un’alleanza alle politiche del 2023 e i segnali della crisi pentastellata che si mostrano proprio a Napoli, città che ha aperto le porte del successo del Movimento 5 Stelle.

Sono sette i candidati in corsa a Napoli, che da mesi si sfidano a colpi di selfie e dibattiti interni su alleanze e candidature. I sondaggi politico-elettorali danno in testa Gaetano Manfredi, ex-rettore dell’Università “Federico II” ed ex ministro dell’Università e della Ricerca durante il governo Conte II. È a capo di una larga coalizione di centrosinistra a 13 liste (Pd, M5S, Liberi e Uguali), che accoglie anche i transfughi del sindaco uscente Luigi De Magistris, orgogliosi di salire sul carro dei vincitori. Larga come il suo programma, che punta su giovani e lavoro, lotta alla povertà educativa, sviluppo delle periferie, raccolta dei rifiuti, manutenzione del verde e delle strade.

Segue Catello Maresca, sia per preferenze che per numero di liste (12). Il pm anticamorra è il candidato del centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia) e i punti del suo programma sono sicurezza e vivibilità, tutela delle imprese, valorizzazione del mare e servizi più efficienti. Fino a qualche giorno fa era il presumibile rivale di Manfredi in uno scontro all’ultimo sangue. Ma con la disgregazione della sua coalizione dopo la decisione del Tar di Napoli di escludere ben tre liste (causa ritardi nella presentazione e carenze di documenti), le carte in tavolo potrebbero cambiare.

In quel caso Manfredi dovrà giocare in casa con Antonio Bassolino, volto noto ai napoletani, in quanto già sindaco di Napoli per due mandati, presidente della Regione Campania e Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, durante la quale fu accusato di reati plurimi ormai prescritti. Isolato dal Pd, s’è candidato da indipendente con cinque liste civiche a sostegno, scommettendo su welfare, lavoro e istruzione.

In coda Alessandra Clemente, ex-assessora della giunta uscente e vicesindaco, sostenuta da tre liste (Alessandra Clemente sindaco, Potere al Popolo, Napoli 2030). Promette welfare, trasporti e soprattutto continuità, ma è stata abbandonata da molti suoi colleghi, forse con la colpa di essere troppo giovane e donna per sperare di vincere la partita. Poi c’è Matteo Brambilla, ex-consigliere del M5s e simbolo della crisi pentastellata. Contrario all’intesa su Manfredi, ha dato vita alla nuova formazione politica “Napoli in Movimento. No Alleanze”, che potrebbe replicarsi in moltissime altre zone d’Italia. Infine, Rosa Solombrino (Movimento 24 agosto), candidata dall’omonimo movimento di Pino Aprile, per la tutela del Mezzogiorno contro le disparità e Giovanni Moscarella (M3v Libertà e Verità) contro i soprusi sugli animali e la “dittatura sanitaria”.

Giorgia Scognamiglio

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