Lo Voi? Li Gotti? Meloni? Che Cosa Sta Accadendo?
È indubbio che il caso Almasri stia agitando politica e magistratura. A dare il via all’iscrizione nel registro degli indagati di Giorgia Meloni, di due ministri (Piantedosi e Nordio) e un sottosegretario (Mantovano) è stata la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti che, peraltro, era ieri sera tra gli ospiti della trasmissione, in diretta streaming sul canale YouTube “Altrementi Web TV” e visibile al link: https://www.youtube.com/live/Gfyo5puX-hE?si=eMf4VmTZU9KHXlFV
Denunce e contro denunce, il caso del generale libico ha smosso opinioni contrastanti e richiamato l’attenzione sugli aspetti giuridici e sulle opportunità politiche che hanno portato alla liberazione e rimpatrio d’urgenza con un aereo di Stato del libico.
Un altro avvocato, Luigi Mele, ha sporto infatti denuncia contro lo stesso Li Gotti e il procuratore Francesco Lo Voi, per i reati di calunnia aggravata, attentato contro organi costituzionali e vilipendio delle istituzioni in riferimento a Li Gotti, mentre contro il procuratore Lo Voi per omissione di atti d’ufficio aggravata e oltraggio a un corpo politico.

Ne è conseguito un confronto, scontro senza esclusione di colpi tra due poteri: l’esecutivo a guida Meloni e la Magistratura.
Uno scontro istituzionale che, per l’importanza degli attori campo, travalica i confini nazionali e non può certamente giovare all’immagine del nostro Paese.
Per discutere in merito al procedimento per i reati ministeriali: problemi e prospettive hanno dato la loro disponibilità illustri e qualificati ospiti della trasmissione diretta e condotta dal dott. Arturo Ferrara (direttore di “Altrementi Web Tv”) con il contributo del dott. Lamberto Colla (direttore de “La Gazzetta dell’Emilia e dintorni” e di “QuotidianoWeb”).
A fare gli onori casa è stata la Professoressa Adriana Bisirri (Presidente della SSML/Istituto di grado universitario “san Domenico” di Roma), alla quale hanno fatto seguito gli interventi del Prof. Daniele Trabucco (SSML/Istituto di grado universitario “san Domenico” di Roma), dell’Avv. Luigi Li Gotti (Avvocato del Foro di Roma), della Professoressa Carmela Capolupo (Universitá degli Studi “Federico” di Napoli), dell’Avv. Maurizio Giordano (Avvocato del Foro di Torino) e per finire dal Dott. Sergio De Nicola (Sostituto Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Cagliari)
Ai saluti istituzionali, la professoressa Adriana Bisirri, si è soffermata sulla qualità degli ospiti che interverranno, ringraziando il professor Trabucco per la capacità di organizzare eventi di alto profilo proprio in ragione della statura professionale degli ospiti che intervengono.
In una sorta di balletto giornalistico, i due moderatori, Arturo Ferrara e Lamberto Colla, si sono alternati nella presentazione degli attori e dei contenuti che avrebbero sviscerato ma anche in una sorta di traduzione giornalistica dei fatti che venivano riportati, cercando di interpretare i pensieri delle donne e degli uomini comuni, che non sempre posseggono gli strumento per dare il corretto peso a quanto dichiarato dai media mainstream.
Il Professor Daniele Trabucco, esperto costituzionalista, con l’ausilio di una serie di curate slide, ha affrontato il tema dei Reati Ministeriali a seguito della legge costituzionale n. 1 del 16 gennaio 1989. Dai poteri del procuratore ai sensi dell’art 6 della suddetta norma entrando nello specifico delle due correnti di pensiero che vorrebbero il Procuratore Capo come un passacarte verso il Tribunale dei Ministri e l’altra corrente, quella che persegue lo stesso cattedratico, che vede il procuratore Capo in una funzione meno neutrale.
Entrando nel merito della nota questione dell’ATTO DOVUTO o di ATTO VOLUTO, Daniele Trabucco sostiene la tesi che il vero filtro giudiziario è il Tribunale dei Ministri, ma al Procuratore Capo spetta il compito di configurare il reato, determinarne il corretto inquadramento e anche di esprimere un parere non vincolante.
Sollecitato da Lamberto Colla sulle ragioni che l’hanno spinto a proporre denuncia contro Giorgia Meloni in quanto Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro della Giustizia, del Ministro dell’Interno e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega ai servizi segreti, l’avvocato Li Gotti, con un passato politico di pregevole levatura, si è così espresso: “La restituzione di un criminale ha urtato la mia coscienza- ha sentenziato Li Gotti. È sorta in me l’esigenza personale di denunciare questo fatto, questa precipitosa espulsione che ha significato sottrarre alla Corte Penale Internazionale le prerogative previste che si riassumono in Interrogatorio, Indagine e infine Processo”.
L’avvocato è quindi entrato anche nel campo delle polemiche che si sono innescate sui contenuti della denuncia, in particolare sulla questione del favoreggiamento e del peculato.
Ma, spiega, è assolutamente incontestabile il favoreggiamento nei confronti del ricercato e il peculato è la conseguenza diretta dovuta all’uso dell’aereo di Stato utilizzato per il rimpatrio. Una autorizzazione pervenuta dal responsabile dei servizi segreti ed è perciò che è stato chiamato a rispondere anche il sottosegretario Mantovano.
I Paesi aderenti al CPI (Corte Penale Internazionale), conclude Li Gotti, devono rispondere accettando i limiti che l’accordo impegna e che l’Italia doveva rispettare anche moralmente essendo stata una dei paesi costitutori.
La professoressa Carmela Capolupo (Università degli Studi “Federico” di Napoli), ricercatrice di diritto costituzionale e pubblico con all’attivo molti interventi e importanti lavori, ho posto l’accento sulla difficoltà, stando a questo clima generale che avvolge politica e magistratura, a scindere gli aspetti giuridici dagli aspetti prettamente politici.
“Io ho una enorme difficoltà a ricondurre a sistema tutte le argomentazioni di questi giorni. Credo che non si possa scindere dal problema politico quello strettamente giuridico. Mi domando se la Corte di Appello di Roma avrebbe potuto interpellare il Ministro e analoga domanda la pondo al sistema politico. Forse in un clima diverso le cose avrebbero preso una strada diversa”.
Il nostro Paese prosegue la ricercatrice, “è esposto a livello internazionale anche perché la CPI muove su una indicazione dell’ONU quindi con gravi problematiche che potrebbero ricadere sull’Italia, che si è sottratta a obblighi internazionali”.
Sulla separazione delle carriere in magistratura, interviene l’avv. Maurizio Giordano, sottolineando il fatto che non è un aspetto prioritario per una riforma della giustizia che sia “giusta”. Nel suo intervento concorda con il professor Trabucco in merito alla questione del Procuratore di Roma. Un atto dovuto e non certamente “voluto” ma all’interno delle corrette procedure. “Il problema, afferma Giordano, credo siano altri e che per certi versi siano stati sollevati dalla professoressa Capolupo, In pratica ci sono degli incastri, degli inquadramenti che non collimano.”
“Siamo in uno Stato di diritto?” si chiede il relatore. “Dovremmo interrogarci se le norme nazionali e internazionali siano corrette e coerenti. Io stesso, analogamente all’avv. Li Gotti, ho fatto denuncia nei confronti di Giuseppe Conte e del Ministro Speranza relativamente alla gestione della pandemia, ma non vi è stato alcun seguito, presumibilmente le denunce sono state collocate in un cassetto con il modello 45, lasciando i cittadini scoperti dalla giustizia, quelli che hanno avuto parenti deceduti e con effetti avversi e limitati nella libertà individuale.”
Insomma, si potrebbe osservare che la giustizia viaggia a corrente alternata perché “c’è una componente politica importante nella nostra giustizia.”
Concludendo il suo intervento, l’avv. Giordano auspica che si possa trovare anche una soluzione normativa riguardo questo confronto tra politica e magistratura.
Le conclusioni del seminario sono state esposte dal dott. Sergio De Nicola (Sostituto Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Cagliari).
Ringraziando l’avv. Li Gotti per il suo intervento, prende spunto dal disegno di legge che prevede la separazione delle carriere per raccontare la sua esperienza personale. Infatti, narra il procuratore, in 43 anni di carriera ha offerto la sua professionalità prima come requirente, quindi come giudicante e poi ancora requirente, accumulando straordinarie esperienze senza mai intaccare l’indipendenza e imparzialità di giudizio.
“Seppure si possa ritenere una riforma utile, quella della separazione delle carriere non la reputo incisiva per la riforma della Giustizia come ben esposto dall’avv. Giordano. Credo che il sistema attuale sia equilibrato tant’è che il 50% delle sentenze si concludono con una assoluzione.”
Il procuratore ha quindi, passo dopo passo, colmato i quesiti lasciati aperti dai relatori che l’hanno preceduto, ha approfondito gli aspetti che competono al Procuratore della Repubblica, in quanto organismo deputato a intervenire in materia internazionale.
Il procuratore interviene anche a commento della Riforma o “ancor meglio della controriforma Mastella che ha inasprito il rapporto di subordine dei sostituti limitando di fatto l’autonomia degli stessi” e favorendo la creazione di “caste” di soggetti con incarichi direttivi. “Tutto ciò ha determinato un controllo della azione penale”. Infine, chiosa De Nicola, “la giustizia soffre di un limitato numero di procuratori, sommersi da azioni e conseguentemente costretti a dare priorità” secondo un personale giudizio.
Lamberto Colla – Direttore