Mentre l’Europa non pare interessata alle dispute italiane al tetto del contante, anche perché gli Stati non possono limitarne la circolazione a favore di un altro tipo di moneta, ad esempio quella elettronica privata, da noi invece tiene banco l’argomento dell’utilizzazione del Pos.
In questi giorni non c’è un telegiornale che non ne abbia parlato, intervistando tutte le categorie, tranne una, quella dei benzinai, che senza ombra di dubbio, è la categoria che più ha da perdere con l’utilizzo del pos.
Molti non considerano che le commissioni sui Pos, non incidono in egual misura tra i vari commercianti perché i prodotti in vendita e i loro margini, sono diversi.
Il caso più eclatante è proprio quello, di cui stranamente, non ne sentiamo parlare, del settore dei benzinai dove, su una transazione di 50 euro, le commissioni di molte carte di credito, annullano quasi interamente l’esiguo margine gestore o peggio ancora, con le carte commercial costringono il gestore a lavorare in perdita.
Per far meglio comprendere, su 50 euro di carburante, il margine lordo del gestore è di soli 80 centesimi, invece le commissioni di molte carte sono al 3% il che vuol dire che, in una transazione da 50 euro, il gestore non solo perde il suo guadagno lordo, ma ci rimette anche altri, 0,70 centesimi.
I loro margini di sopravvivenza ogni giorno si assottigliano sempre di più vessati da quello che è un vero e proprio “caporalato petrolifero”, ma obbligati dalle loro compagnie petrolifere, a rimanere aperti, pena la chiusura del punto vendita.
Nel caso dei gestori carburanti, sarebbe utile quindi che a pagare la commissione bancaria, sia il cliente.
Obbligarli a non accettare il contante, di fatto, vorrebbe dire giocare con il destino di un intero comparto economico del nostro Paese, rappresentato da oltre 20.000 impianti che occupa circa 150.000 addetti, solo per assecondare le richieste dei banchieri privati.
Ed è proprio la loro categoria quella più “attizzata” contro i benzinai, ma vale la pena di ricordare che i banchieri, dovrebbero aver ben chiaro che, il contante è l’unica vera moneta legale, tutto il resto sono servizi di gestori privati.
Vogliamo rammentare loro che i soldi in banca non possono essere moneta legale perché è un debito della banca nei confronti del cliente, a cui corrisponde un credito verso qualcun altro che a sua volta, è indebitato con la banca.
Nella sostanza noi “portiamo” i soldi in banca e la medesima ne fa l’uso che meglio crede e allora anche noi, dobbiamo usare la nostra moneta contante e considerare che ci sono attività commerciali che rischiano di chiudere se obbligate al solo incasso elettronico.
Il vero pericolo che oggi tutti corriamo è quello dell’introduzione della moneta digitale che nella narrazione mainstream, serve per combattere l’evasione fiscale.
In realtà è una gigantesca balla politica perché le transazioni con le carte, hanno delle micro-tassazioni e questo è il grande vantaggio che viene dato alle banche.
Invece chi è costantemente sotto giudizio quali “rappresentanti dell’evasione fiscale”, sono gli artigiani, i commercianti, i piccoli imprenditori, ma come mai le grosse aziende ad esempio Big Tech o e-commerce hanno tassazioni, a norma di legge, non superiore al 3%?
Difficile dire chi può o non può essere un evasore, ma di sicuro tutte le aziende e ancora di più le imprese dei gestori carburanti, devono difendere l’uso del contante che significa difendersi, dall’ingordigia delle banche.
Vale per tutti noi la difesa del contante e di come voglio essere libero di usarlo, perché il denaro che ho in mano, è il frutto del mio lavoro e della mia capacità di far girare l’economia.
Andrea Caldart